Calendario dell'avvento 2015

Il 24 dicembre è un giorno speciale in quanto fiorisce l’albero delle comete. Questa pianta appartiene alla specie dei sempreverdi a causa della sua tonalità simbolica tendente alla speranza. La raccolta è delicata e richiede qualche piccolo accorgimento, come ad esempio spegnere il cervello, respirare ad occhi chiusi per un paio di minuti, pensare a cose allegre e concentrarsi su se stessi. A questo punto è possibile avvicinarsi alla pianta, scegliere il proprio fiore (anche se in verità sarà lui a scegliere voi), coglierlo, e appoggiarlo al petto per qualche istante. Il calore del corpo farà aprire totalmente i cinque petali. A questo punto sarà necessario esprimere quella cosa che assomiglia a un desiderio ma in realtà è molto di più, perché c’è dentro parte di vita, il percorso fino a lì intrapreso, ciò che si è (davvero), ciò che si sa (davvero), la consapevolezza di ciò che manca ma soprattutto necessità, l’inevitabile necessità, condizione che permetterà di accettare (non senza qualche difficoltà) gli ostacoli che immancabilmente appariranno sul cammino. Questo ultimo passaggio permetterà l’impollinazione del fiore, condizione senza la quale l’anno venturo la pianta non potrà germogliare. Non resterà quindi che aspettare il vento dell’est (quello del cambiamento) e consegnare ad esso la stella divenuta ormai frutto. Posologia: seguire la scia fino al raggiungimento della nascita del Re, che null’altro sarà se non il vostro sogno realizzato. Ecco, questo è ciò che via auguro per il 2016: di arrivare al cospetto del vostro Re. E Buon Natale :-)!

23 dicembre: per me rappresentano la voce del cielo, suoni come gocce di pioggia lasciate cadere fino a quando un uccellino le coglie. Per questo volano, perché le note se raggiungono il terreno restano mute. Che non vuol dire non risuonino ma per s…

23 dicembre: per me rappresentano la voce del cielo, suoni come gocce di pioggia lasciate cadere fino a quando un uccellino le coglie. Per questo volano, perché le note se raggiungono il terreno restano mute. Che non vuol dire non risuonino ma per sentirle è necessario possedere ali, condizione non sempre facile da ottenere. Omaggio quindi a tutti gli uccellini che con il loro cinguettare donano alla nostra giornata una colonna sonora unica e celestiale, che troppo spesso però resta inascoltata per distrazione o frenesia.

22 dicembre: ci sono diritte, curve, o dalle più svariate forme. Gialle, bianche, o colorate. Ferme, lampeggianti o con effetti speciali. Che scendono, che avvolgono o autoportanti. Le lucine del Natale sono tra i misteri più inesplorati dell'essere…

22 dicembre: ci sono diritte, curve, o dalle più svariate forme. Gialle, bianche, o colorate. Ferme, lampeggianti o con effetti speciali. Che scendono, che avvolgono o autoportanti. Le lucine del Natale sono tra i misteri più inesplorati dell'essere umano, dove composizioni e balconi si contendono lo sguardo del passante più distratto. Per me rappresentano i bagliori dei raggi del sole attraverso un fitto bosco dunque, a guardarle, mi piace pensare si possa intravvedere il bagliore della famiglia che li ha appesi. Per questo le adoro, anche le più improponibili.

19 dicembre: ci sono stelle, costellazioni, satelliti, stelle cadenti, aeroplani di passaggio... alzando gli occhi al cielo notturno sono molti gli elementi che si possono osservare. Uno sguardo più attento può però intravvedere sul soffitto della n…

19 dicembre: ci sono stelle, costellazioni, satelliti, stelle cadenti, aeroplani di passaggio... alzando gli occhi al cielo notturno sono molti gli elementi che si possono osservare. Uno sguardo più attento può però intravvedere sul soffitto della notte anche i sogni, i ricordi, le speranze, i desideri, le domande, le richieste, e i pensieri di chi ha deciso di attaccarli su lì, come piccoli post-it. Ma c'è una stella che è visibile solo agli occhi di chi la prova ed è la stella rossa quella che, quando si realizza, a vederla sono in due.

17 dicembre: vedere la luna in cielo affascina, ma viverla in terra proietta altrove. Svegliarsi nel cuore della notte e camminare al buio della casa per osservarne i fasci di ombre di luce soffusa. Affacciarsi alla finestra e spostare gli occhi su …

17 dicembre: vedere la luna in cielo affascina, ma viverla in terra proietta altrove. Svegliarsi nel cuore della notte e camminare al buio della casa per osservarne i fasci di ombre di luce soffusa. Affacciarsi alla finestra e spostare gli occhi su quel panorama insolito, trasformato per una notte in pagine da sfogliare impressionate di bianco. E infine uscire e camminare sorretti dalla sua presenza fisica e morale, come la speranza sa accarezzare da lontano, anche le notti più buie.

 16 dicembre: le candele fanno compagnia. Accenderne una è come avere accanto un amico, un animale o un camino. Anche piccolina giù nell'angolo eppure ti senti già meno solo, accudito e protetto. Se invece l'hai nel tuo campo visivo allora dive…

 
16 dicembre: le candele fanno compagnia. Accenderne una è come avere accanto un amico, un animale o un camino. Anche piccolina giù nell'angolo eppure ti senti già meno solo, accudito e protetto. Se invece l'hai nel tuo campo visivo allora diventa un balsamo su cui continuare a posare gli occhi e il cuore, e lo fai involontariamente, perché per certe cose non è necessario dare il comando, l'anima sa ciò che deve fare. E quando ne vedi parecchie tutte unite in un rituale o gesto be', allora capisci che le candele illuminano davvero, ma non solo la stanza.

14 dicembre: sono quei luoghi ideali nati per osservare. Può capitare a volte che vedendone uno possa sorgere la domanda del perché una panchina in quel luogo, ma poi basta sedersi e tutto cambia, e si capisce: in quei casi non sei tu a contemplare …


14 dicembre: sono quei luoghi ideali nati per osservare. Può capitare a volte che vedendone uno possa sorgere la domanda del perché una panchina in quel luogo, ma poi basta sedersi e tutto cambia, e si capisce: in quei casi non sei tu a contemplare il panorama, ma quest'ultimo a contemplare te.

12 dicembre: è come quando inizi una vacanza, quando arrivi sul posto e senti corpo ed anima rilassarsi, arrendersi. Perché basta solo mettersi lì e lasciare che il tempo scorra lento, lieto. Sono le cene fra amici, in casa. Varchi la porta e s…


12 dicembre: è come quando inizi una vacanza, quando arrivi sul posto e senti corpo ed anima rilassarsi, arrendersi. Perché basta solo mettersi lì e lasciare che il tempo scorra lento, lieto. Sono le cene fra amici, in casa. Varchi la porta e sei in ferie dal mondo, che poi magari quest'ultimo lo porti in tavola perché hai bisogno di raccontarlo ma è una presenza verbale, non ce l'hai addosso. E le chiacchiere vanno e vengono, come le ore, come le risate, come le onde del mare, quando si è in vacanza

 10 dicembre: Nebbia che tutto avvolge e accarezza, che ammorbidisce i tratti, le luci, i problemi e la vita. Nebbia che sa di cuoio e ginepro, che pizzica il naso e arruffa i capelli. Nebbia che ascolta e si lascia ascoltare. Nebbia che appare non …

 

10 dicembre: Nebbia che tutto avvolge e accarezza, che ammorbidisce i tratti, le luci, i problemi e la vita. Nebbia che sa di cuoio e ginepro, che pizzica il naso e arruffa i capelli. Nebbia che ascolta e si lascia ascoltare. Nebbia che appare non per far scomparire ma per sottolineare ciò che, una volta dissolta, torna...

8 dicembre: gli incontri, quelli speciali, tutti quelli speciali, avvengono al rallentatore. Anche se uno corre. Anche se uno sta andando velocissimo in automobile. Anche se si precipita! Anzi, gli incontri di quando si precipita non solo vanno al r…


8 dicembre: gli incontri, quelli speciali, tutti quelli speciali, avvengono al rallentatore. Anche se uno corre. Anche se uno sta andando velocissimo in automobile. Anche se si precipita! Anzi, gli incontri di quando si precipita non solo vanno al rallentatore, ma sembra non terminino mai... la finestrella dell'8 dicembre si apre su quest'ultimo: su un incontro senza fine...

6 dicembre: sotto il vischio ci si bacia perché così fece la dea Frigg, quando il figlio tornò in vista grazie alle sue lacrime versate che si trasformarono poi nelle bacche bianche. Baciarsi sotto questa pianta porta fortuna e protezione, dunque no…


6 dicembre: sotto il vischio ci si bacia perché così fece la dea Frigg, quando il figlio tornò in vista grazie alle sue lacrime versate che si trasformarono poi nelle bacche bianche. Baciarsi sotto questa pianta porta fortuna e protezione, dunque non è esclusiva solo di coppie innamorate ma dovrebbero farlo tutti. Inoltre per gli antichi celti questa era una pianta sacra, perché credevano nascesse dal cielo, nei luoghi colpiti dai fulmini. Dunque: baciate come se non esistesse un domani.

4 dicembre: c'è il troppo vicino e il troppo lontano... difficile è arrivare a quell'attimo che fa anche un po' male ma quella sì, che è la distanza giusta... e le mani le lasci lì, in attesa si scaldino... senza fretta...


4 dicembre: c'è il troppo vicino e il troppo lontano... difficile è arrivare a quell'attimo che fa anche un po' male ma quella sì, che è la distanza giusta... e le mani le lasci lì, in attesa si scaldino... senza fretta...

2 dicembre: passare il dito sugli anelli di un albero, e sentire le stagioni. 


2 dicembre: passare il dito sugli anelli di un albero, e sentire le stagioni. 

21 dicembre: sul calendario avviene oggi, in verità sarà domani alle 4:48. Il solstizio d'inverno celebra la rinascita del sole, l'allungamento delle giornate, il ritorno alla vita. Omaggio quindi a tutte le albe del mondo, di ogni giorno, che offro…

21 dicembre: sul calendario avviene oggi, in verità sarà domani alle 4:48. Il solstizio d'inverno celebra la rinascita del sole, l'allungamento delle giornate, il ritorno alla vita. Omaggio quindi a tutte le albe del mondo, di ogni giorno, che offrono l'opportunità di aggiungere un'ulteriore pagina al proprio calendario personale. Dicono di vivere ogni giorno come fosse l'ultimo, io preferisco invece cercare di vivere ogni giorno come fosse il primo di una grande avventura: la mia, la tua, la nostra.

20 dicembre: dicono sia simbolo di eternità, immortalità, degli inizi, dei principi, di abbondanza e fertilità, di resistenza, di sopravvivenza, protegge le case, rappresenta le divinità della terra, dei monti e degli alberi che permettono la vita e…

20 dicembre: dicono sia simbolo di eternità, immortalità, degli inizi, dei principi, di abbondanza e fertilità, di resistenza, di sopravvivenza, protegge le case, rappresenta le divinità della terra, dei monti e degli alberi che permettono la vita e dell'anima. Insomma, la pigna porta con sé molti significati, tanti quanti sono i "petali" che la compongono. Quello che però ho voluto rappresentare è il senso filosofico del frutto: la fertilità delle idee, e così sia...

18 dicembre: salendo da Riva San Vitale verso il Rocul ce n'è uno che se ne sta lì da anni, con le braccia incrociate e il suo sguardo sempreverde come un guardiano del bosco. E forse lo è. Dicono siano simbolo di eternità, scacci gli spiriti malign…

18 dicembre: salendo da Riva San Vitale verso il Rocul ce n'è uno che se ne sta lì da anni, con le braccia incrociate e il suo sguardo sempreverde come un guardiano del bosco. E forse lo è. Dicono siano simbolo di eternità, scacci gli spiriti maligni e, a metterselo fra i capelli, porti fortuna (...). Non so, io so solo che è meraviglioso e che di sicuro qualche cosa di maligno scaccia, appena lo si guarda.

15 dicembre: ci sono colorate, trasparenti o bianche. Che luccicano, opache o super riflettenti. Quelle vecchie che arrivano da un passato lontano danno istruzioni a quelle appena acquistate, magari in saldo: "dovete stare qui, serene, liete, penzol…


15 dicembre: ci sono colorate, trasparenti o bianche. Che luccicano, opache o super riflettenti. Quelle vecchie che arrivano da un passato lontano danno istruzioni a quelle appena acquistate, magari in saldo: "dovete stare qui, serene, liete, penzoloni: ma un penzolare giusto, che sia incisivo, vigoroso, efficace". Le novelle impiegheranno un po' di tempo prima di capire come fare ma d'altronde così la vita, per tutti.

13 dicembre: non è il suono di una campana a festa, lo scandire del tempo o il richiamo a un momento. No. Questo è quel suono improvviso che a volte capita di sentire in mezzo al nulla. Un "dlin" che senti discreto in lontananza eppure così vicino a…


13 dicembre: non è il suono di una campana a festa, lo scandire del tempo o il richiamo a un momento. No. Questo è quel suono improvviso che a volte capita di sentire in mezzo al nulla. Un "dlin" che senti discreto in lontananza eppure così vicino all'anima, come provenisse da una campana d'argento. Ti guardi attorno e non capisci, ma non c'è nulla da capire, poi per un attimo ti domandi pure da dove venga, ma sai che può venire da un posto solo, e allora sorridi e ti porti quel "dlin" nel cuore, perché è lì che deve stare.

11 dicembre: è quando se lì su una collina e stai per gettarti a capofitto nella discesa a bordo di una slitta. È quell'emozione da sì sì sì ma poi devi sforzarti di tenere i piedi su per non frenare. È quel ma sì dai buttiamoci cosa vuoi che p…


11 dicembre: è quando se lì su una collina e stai per gettarti a capofitto nella discesa a bordo di una slitta. È quell'emozione da sì sì sì ma poi devi sforzarti di tenere i piedi su per non frenare. È quel ma sì dai buttiamoci cosa vuoi che possa accadere, è che qualche cosa accade sempre, soprattutto se a bordo di quella slitta ci sono due soffioni. L'11 dicembre si apre su questo: l'emozione del cambiamento.

9 dicembre: quando la voce diventa strumento il cuore si consola. Sarà la vibrazione, il tono, l'aria che diventa cassa di risonanza o l'attorno che diventa pieno, non so. So solo che quando sento cantare un coro di montagna la commozione sale e i p…


9 dicembre: quando la voce diventa strumento il cuore si consola. Sarà la vibrazione, il tono, l'aria che diventa cassa di risonanza o l'attorno che diventa pieno, non so. So solo che quando sento cantare un coro di montagna la commozione sale e i pensieri scendono, se poi intonano "Signore delle cime" allora ciao... Ecco, il 9 dicembre si apre su questo: sulla magia di un coro

7 dicembre: Lo sai eppure ti avvicini, e la tocchi. E quando l'hai fatto subito te ne penti perché è appiccicaticcia, ma è buona, e la annusi, e cerchi di toglierla, poi la riannusi, e ne vorresti fare un pallino da portare a casa ma resta anco…


7 dicembre: Lo sai eppure ti avvicini, e la tocchi. E quando l'hai fatto subito te ne penti perché è appiccicaticcia, ma è buona, e la annusi, e cerchi di toglierla, poi la riannusi, e ne vorresti fare un pallino da portare a casa ma resta ancora lì, fra le dita, a dare fastidio soprattutto ora che devi rimettere i guanti. Però è così buona, e annusi annusi annusi finché arrivi a casa, che tanto il freddo non l'hai sentito. Ora potresti lavarti le mani ma aspetti ancora un po'... perché è così buona... quel profumo...

5 dicembre: sai di quelli che io abbraccio te che abbracci lui che abbracci loro eccetera? Oppure quelli di massa, che tutti assieme si decide di abbracciarne uno o ancora di quelli che ci si deve abbracciare perché avercela fatta è merito del grupp…


5 dicembre: sai di quelli che io abbraccio te che abbracci lui che abbracci loro eccetera? Oppure quelli di massa, che tutti assieme si decide di abbracciarne uno o ancora di quelli che ci si deve abbracciare perché avercela fatta è merito del gruppo o stare assieme è così bello o vi voglio tutti qui, tra le mie braccia. Poi ci sono quelli contagiosi che lo fai perché vedi un abbraccio e vien voglia anche a te di unirti al gruppo, o quelli risparmiatempo che vi abbraccio tutti assieme perché siete tanti e facciamone uno solo ma graaaaande. Poi infine ci sono quelli visivi, che anche se non toccano toccano, eccome se toccano, sono quegli abbracci che uno lancia con lo sguardo e caspita, quelli sì che hanno il fiocco. Insomma: godetevelo

3 dicembre: Oggi più che una finestrella è una madeleine proustiana, di quelle cose che quando senti ti proiettano ovunque, da quella volta in Riviera Romagnola che ne hai seguito l'odore all'alba, a quando a Riva San Vitale ancora veniva sforn…


3 dicembre: Oggi più che una finestrella è una madeleine proustiana, di quelle cose che quando senti ti proiettano ovunque, da quella volta in Riviera Romagnola che ne hai seguito l'odore all'alba, a quando a Riva San Vitale ancora veniva sfornato in centro paese, a quella volta in casa che hai provato a fare la treccia... insomma... l'odore di pane dona ubiquità

1 dicembre: essere presenti l'istante esatto in cui inizia a nevicare.


1 dicembre: essere presenti l'istante esatto in cui inizia a nevicare.

Un abbraccio galattico per #faigirarelacultura

Abbraccio galattico.L’abbraccio è un gesto. Punto. Andare oltre nella spiegazione significherebbe ridurne il valore oppure iniziare a scrivere oggi e finire il giorno in cui si esala l’ultimo respiro, e non basterebbe comunque. Poi dai ammettiamolo, non ci sono proprio gli attrezzi idonei per parlarne; intendo le parole stesse. Mancano. Non esistono. Si dovrebbe inventarle. È che a crearne di nuove servirebbe un’altra vita intera per esporne il concetto, da inserire in seguito nell’enciclopedia dell’abbraccio che wikipedia in confronto sarebbe un nulla. Ma poi, voi lo sapreste spiegare un abbraccio? Ma quale? Ne esistono più di mille miliardi di tipi differenti!

C’è quello da che bello rivederti vieni qui che recupero le informazioni via bluetooth heart to heart, quello da adesso ti entro dentro e mi ci piazzo lì come se tu fossi un sacco a pelo, poi quello dell’adesso il sacco a pelo lo faccio io e mi ti ci chiudo attorno con la zip, quello da stammi lontano ma per educazione non posso dunque ti abbraccio ma poco pochissimo. Poi c’è quello dell’abitudine, dell’oddio oddio che ansia, quello del non ti preoccupare che il mio è un abbraccio che dona poteri da supereroi, quello mai dato, quello che non si riesce a dare e quello che vorresti ma non puoi chiedere. Poi ci sono quelli che ti danno energia e quelli che te ne tolgono, quelli che depurano e quelli che inquinano, quelli che ringiovaniscono e quelli che ti sembra di invecchiare vent’anni. Alcuni inoltre profumano di pino, altri di nebbia, di sole o di fatica; una volta ne ho sentito addirittura uno che sapeva di mela, polvere da sparo e film al rallentatore: una miscela che non vi dico!

Visto? Più vado avanti più capisco quanti ne tralascerò; l’abbraccio mi si sta moltiplicando in mano come le scope dell’apprendista stregone: ne cito uno e ne vengono fuori mille. Eppure uno che spicca su tutti c’è. Ero in una di quelle giornate di super gioia fino a quando un irrisolto ha deciso di staccarsi improvvisamente dalle tubature e salire in superficie generando un crollo. Ma non di quei crolli da lacrimuccia e basta, no, roba da singhiozzi che sconquassano e mamma mia quanto fa male a volte disincrostarsi da pezzi di vita. E va be’: prendo il cane, mi vesto da pioggia, cappellone a falde larghe e via, che tanto non vede nessuno. Tre ore in giro sotto una pioggia incessante complice e discreta, fino a quando ho incrociato lo sguardo di una Signora che tornava dalla spesa. Quattro secondi, non di più, ma in quei quattro secondi mi è arrivato uno degli abbracci più potenti che abbia mai ricevuto. E non era una cosa da dai che poi passa, ma si che ce la fai, ti capisco, o poverina chissà cos’ha, non preoccuparti o se hai bisogno io ci sono, no, era il big bang degli abbracci, uno scoppio di luce da cui poi è stato generato l’universo intero degli abbracci con tutti i suoi relativi pianeti, stelle, forme di vita eccetera, e una cosa immediata poi, mica come quello là che ci ha messo sette giorni e alla fine era pure stanco e ha dovuto prendersi un giorno di riposo. Pensate che dopo tutta quella creazione ha persino cessato di piovere, sono apparse le primule anche se era settembre e un coro di lucciole mi ha accompagnata a casa: insomma, cose che nel mondo degli abbracci accadono tutti i giorni, peccato solo che a volte sia un pianeta così lontano…

Pubblicato su Timmagazine

Novembre 2015 sui social network

Una carrellata della mia attività mensile sui social network, senza commenti e in ordine sparso. Ci sarebbero anche i video, ma per quelli devo ancora capire come fare ad aggiungerli ;-).


Sfrutta il Calendario dell'avvento: sorprendi i tuoi amici!

Trasformiamo il periodo del calendario dell’avvento in un’opportunità! Inviate ogni giorno per 24 giorni un messaggio o una cartolina a chi volete tra i vostri amici e parenti. L'importante è che siano sempre le stesse persone, in modo che dopo un paio di giorni comincino ad aspettare il vostro intervento. Ma come fare? Ecco qualche semplice consiglio:

  1. Niente forbicine o pennelli: il calendario dell’avvento di cui vi parlerò girerà attorno un unico fattore: LA SORPRESA. Chi non vorrebbe ricevere qualche cosa di diverso e inaspettato ogni giorno? Basatevi su questo, il resto (capacità artistiche e risultati estetici inclusi) non contano. Magari il primo giorno potreste aiutarvi scrivendo cosa sta accadendo, come ad esempio "1 dicembre: la finestrella del tuo calendario dell'avvento si apre su..." e poi aggiungete una bella foto: in teoria dopo un paio di giorni potreste anche farne a meno.
     
  2. Sfruttate i mezzi tecnologici a disposizione per far arrivare la vostra finestrella a destinazione inviando ciò che avete pensato via sms, WhatsApp, Messenger, e-mail o attraverso i social network, ma non escludete la possibilità di appoggiarvi all’invio postale tradizionale metodo che, in questo caso, aggiungerebbe un’aura vintage e romantica al tutto, molto in linea con il periodo natalizio (che bello sarebbe ricevere 24 cartoline, una al giorno, non trovate?). Se invece avete il destinatario delle vostre creazioni vicino potreste utilizzare la modalità “luogo”, lasciando fisicamente da qualche parte il vostro messaggio (sul cuscino, lo specchio del bagno, nelle tasche della giacca, nella buca delle lettere. Potrebbe essere anche solo una parola scritta su un post-it, ma per 24 giorni, non dimenticate ;-)).
     
  3. Espandete il verbo: osate! Perché destinare le vostre creazioni a una persona sola? Certo, se si tratta di un vostro desiderio nulla in contrario, soprattutto se deciderete di usare questi 24 giorni per effettuare una dichiarazione d’amore, ma non fermatevi al singolo: amici, parenti e colleghi potrebbero godere di un momento esclusivo inserito nel quotidiano, se poi decidete di affidarvi all'invio tramite smartphone potreste anche creare un gruppo, a cui mandare tutte le mattine il vostro pensiero. Ma non è finita: potreste anche aprire l’elenco telefonico a caso e inviate ogni giorno una cartolina alla stessa persona, per 24 giorni, e se in più sapete trattarsi di persona sola, il gesto varrà doppio ;-).
     
  4. Ma veniamo alla pratica: che fare? Quello che volete, l’importante è che sia diverso da ciò che siete abituati ad inviare (per sms, WhatsApp, ..); questo per evitare che i vostri messaggi si perdano "nella folla". Magari i primi giorni aggiungete la scritta che si tratta del calendario dell'avvento, così anche per chi riceverà le vostre attenzioni sarà più semplice capire. Usate quini un denominatore comune che leghi le 24 finestrelle, che sia in grado di caratterizzarle e renderle riconoscibili. 

    - potrebbe essere ad esempio un colore: un giorno scattate fotografie solo con soggetti rossi, un'altro usate scritte solo blu, un altro abbondate con il verde. Che siano foto, disegni o scritte non è importante; giocate sui colori,  non sulla tecnica. 

    - Usate sempre lo stesso oggetto in location diverse: potrebbe essere una decorazione natalizia o il simbolo di un momento importante per voi fotografato ogni giorno in ambiti differenti. Ad esempio potreste fare una fotografia a una stellina appoggiata vicino alla tazza del caffè, il giorno dopo in treno, il giorno dopo ancora assieme ai biscotti, eccetera...

    - Scrivete una lettera, un paragrafo o una frase e dividetela in 24 pezzi e inviatene uno al giorno. In questo caso non affidatevi a opere già compiute: basterebbe una semplice ricerca in Google per rovinarvi l’effetto sorpresa per il tempo restante.

    Divertitevi, divertitevi e divertitevi ancora, e ricordate che qui non contano bravura manuale o l’espressione del proprio talento artistico, qui l'importante è aprire il cuore alle emozioni che fare una sorpresa a qualcuno vi smuoverà dentro; con queste premesse vedrete che il messaggio arriverà dove deve, qualsiasi sia il risultato del vostro lavoro creativo ;-).

Se poi proprio non ce la fate ad arrivare a 24 produzioni personali: sfruttatemi! Da domani posterò sul sito immagini che potranno essere salvate, scaricate e stampate. Potrete corredarle con qualsiasi vostra ulteriore aggiunta o essere prese così come sono, condivise, divulgate, inviate attraverso il web, gli smartphone, i vostri profili social, per posta o per post-it e chi più ne ha più ne metta. Comincerò a pubblicare con un giorno di anticipo proprio per darvi il tempo di elaborare la sorpresa, aggiungendo parole vostre (se volete). Se invece siete solo in cerca di qualche spunto potete dare un'occhiata veloce alla pagina principale del mio blog o al mio profilo Facebook: spesso basta poco per accendere la miccia della creatività.

Ora non avete proprio più scuse: non perdete l’occasione di essere l’evento stesso del calendario dell’avvento di qualcun altro, sarebbe un peccato non approfittarne, non trovate? ;-).

 

 

Il sibilo dell'apparire

Ci son cose che vanno scritte a mano perché solo così possono apparire. Un movimento divenuto ormai automatico ma che necessita di un comando ben superiore alla comunicazione delle coordinate in cui si trova un tasto. Che poi, movimento, io la chiamerei piuttosto un'aggregazione.

È una cosa che parte da molteplici direzioni per andare a congiungersi infine sul foglio in ciò che vedi. Perché in una C non c'è solo un movimento curvo, e una H non è composta solo da tre tratti distinti. No, quando scrivi una lettera a mano senti proprio pezzi di cose staccarsi da immagini, sogni, momenti, esperienze, odori e colori e correre tutti lì assieme nelle dita, a spostare la penna.

Se volete provate: mettetevi anche voi davanti alla finestra, magari in compagnia di un buon bicchiere di vino rosso e musica jazz. Abbassate gli occhi, intingete la punta nell'inchiostro e provate a scrivere una F: la sentite anche voi vero la corsa delle cose che vi si staccano dentro per unirsi nel tratto? Visto che avevo ragione? E guardate che quel rumore che avete sentito non era il sibilo del vento, no, era il sibilo dell'apparire.

Pausa pranzo alla finestra

Una Signora indossa scarpe, pantaloni, giacca e borsa di colore verde, in diverse tonalità. In mano porta un sacchetto bianco e marrone: se avesse potuto non l'avrebbe scelto. Un uomo aspetta il bus. Ne percepisco la presenza attraverso il riflesso delle automobili che gli passano davanti. Sigaretta in bocca e mani in tasca: prima o poi le toglierà. Un'automobilista indossa una cuffia bianca malgrado il caldo e i finestrini chiusi. eunevneiB, itunevneB, emocleW. Un mammut rivolge le zanne a un alpinista, da mesi; credo a questo punto sia innocuo, l'animale. Una gru in lontananza si riattiva: nel cantiere la pausa pranzo è finita. Una borsa piena di girasoli passa in bicicletta e si incrocia con una moto decorata a motivi floreali. Garda Pesca, Sirmione. Una donna lato passeggero guarda in su; forse mi vede, la osservo. Un graffito sul tetto di un camion: opera negata agli spettatori che risiedono dal secondo piano in giù. Un'automobile rossa, una grigia, due bianche e una blu: pacco, lettera, nulla, pacco, lettera... Foglie di ginkgo biloba ovunque, al suolo. Onde nel cielo: qualcuno vi ha gettato un sasso. Una porta all'esterno si chiude, il panino è finito e vedo un'automobile verde mela, che rarità. Mentre mi alzo dalla sedia scorgo per l'ultima volta il riflesso dell'uomo fermo in attesa del bus. Ha una felpa grigia e freddo alle mani. La linea 513 è in ritardo, ma forse per l'uomo è meglio così.

Con-fondersi ad arte

Due settimane. Mancano due settimane e ho detto "sì". Due settimane già di per sé colme, si vede non abbastanza... in fin dei conti basta prendere ciò che si prova, aggiungerci il proprio concetto, andare a recuperare i pensieri e le energie lasciati chissà dove e mandare in vacanza l'ansia per un po'... che poi solitamente l'ansia quando vede che sta arrivando quel momento lì capisce da sola e per un po' mi lascia in pace (ebbene sì, ho un'ansia che mi vuole bene ;-)). 

Due metri e zero cinque per due metri e ottanta, quasi cinque virgola settantaquattro metri quadrati di superficie da riempire. L'ho scritto in cifre perché mi fa meno impressione. Però mi esalta: 5,74 m2 di superficie da riempire... non so cosa ne verrà fuori ma poco importa, che conta qui non sarà il risultato ma quello che potrò buttarci dentro e porcamiseria: è tanta roba! Anzi... ora che ci penso quei 5,74 m2 mi sembrano addirittura pochini... basteranno?

 

 

Caramelle video, e sono su Youtube

Lo sapevo... da tempo la possibilità di fare video si era appollaiata sulla mia spalla e ogni tanto la sentivo soffiare, come quando hai le mani intirizzite del freddo e cerchi di scaldarle un po'. Poi vado via in montagna: sarà stata l'ispirazione autunnale, la voglia di provarci, la tranquillità necessaria o il bisogno di comunicare attraverso altri mezzi ed ecco apparire i primi esperimenti.

Un po' in natura, un po' nel mio atelier, un po' per caso e un po' per gioco. Un po' per dire che ci sono, un po' perché all'arrivo dell'aeroplanino ci credo ancora, un po' perché senza un video resterebbe solo la memoria ma quella è difficile da condividere, ma soprattutto perché a un certo punto mi appare un titolo in testa, e se non lo tiro fuori poi resta lì a intasarmi i pensieri, che non è cosa buona e giusta.

In pratica: mi sono iscritta a Youtube, dove potrete trovare le mie creazioni. Ed ecco, tutto lì.

Se volete seguirmi mi trovate cliccando qui.

P.S.: a breve dovrebbe andare online il mio shop, dove potrai trovare (forse) qualche idea per Natale. Quando? Iscriviti alla newsletter e sarai avvisato tempestivamente, anche perché i pezzi non saranno molti, e chi primo arriva meglio alloggia ;-)

 

 

Un mese di (molta ) (forse troppa... ;-)) attività sui social network

Le foto sono inserite senza titolo e senza un ordine cronologico... come sfogliare un album le cui pagine sono cadute al suolo, libere di ricomporsi a piacimento.

BeSign: essere segno, ma per davvero

E poi arrivi dove devi. Come oggi. Un oggi carico di avvenimenti importanti accaduti nei giorni scorsi lasciati per caso sul mio cammino dal fato come fossero mollichine di pane, anche se un caso non lo è mai, e men che meno si è trattato di mollichine di pane. Oggi: un’aula, un corso, un Maestro, un metodo d’approccio diverso e boom, mi si è spalancato un mondo. Un altro. Anzi no, il mondo è sempre lo stesso ma altri saranno i passi con cui potrò attraversarlo, all’occasione. Si è partiti da una frase scelta su ispirazione. Ho parlato di fischi ed echi: l’attesa del rimando dell’accadere, il solito insomma. Ok. Scrivo la frase. E la riscrivo. E mi lascio andare. E vado di segno. BeSign è il nome del corso: essere segno, ma per davvero (aggiungo io). Un segno che pulisci, scorri, lasci fluire, liberandoti nel procedere dal senso e dal significato delle parole. Sono giunta a una Effe. Ok. Da qui si riparte e si continua riprendendo all’infinito quel tratto che poi è diventato simbolo e poi nemmeno più quello. Dieci, cento, mille fogli; non so quanta carta abbia usato, poco importa. Studiare, affrontare, entrare nel gesto, approcciarsi ad esso ancora e ancora e ancora perché un ancora c’è sempre, fino a quando diventi quel tratto e quella stessa Effe ho cominciato a sentirla, a provarne l’emozione, ad ascoltarla, a viverla. Qualsiasi lavoro eseguito in seguito portava ora il suo nome anche se si trattava di un punto rosso… ma davvero voi che siete qui in aula con me non la sentite? A me questa Effe risuona dentro tanto da stordire! “Caspita è forte”: dunque qualche cosa è arrivato. Ma chissà fin dove sarà giunto il messaggio, se affettivamente la mia Effe sarà capace di rimandarmene un’altra come l’eco da cui sono partita o come l’eco da cui sono arrivata, fino a ieri qui, su questo oggi, che è diventato un oggi… oggi...gi.

 

Corso tenutosi il 18 ottobre 2015 da Marco Campedelli, presso lo spazio Calligraphic Design di Gabriela Carbognani.

Bianco su bianco di Finzi Pasca, per #faigirarelacultura

Foto tipress

Foto tipress

Lo so, sono di parte, ma quando guardo certe cose non posso fare a meno di dirmi “sì, ecco perché stai con me”. Sto parlando di Daniele Finzi Pasca, il noto regista, attore, scenografo, produttore (e chi più ne ha più ne metta) ticinese, o in una sola parola “Lui”. Ho appena assistito alla sua ultima fatica, e quindi sono ancora completamente assorbita dal suo mondo sirrutesco, che è una parola nuova (chi ha visto “bianco su bianco” sa cosa intendo) che vuol dire nel contempo “terra”, “dita di piedi che si sgranchiscono”, “temporale” (è un ingrediente che con Lui non manca mai), “vento dell’est”, “orsa polare”, “menta piperita” e “polvere che luccica nel sole”.

Dico Lui perché per me Daniele Finzi Pasca è una presenza attiva. È seduto lì sulla mia spalla insieme ad altri, pronto a sussurrarmi all’orecchio come Lui vedrebbe quel fatto, come lo interpreterebbe, come lo disegnerebbe o metterebbe in scena, oppure semplicemente l’effetto che farebbe a Lui. Un po’ come quelle vocine interiori che chissà perché si considerano sempre birichine, dei diavoletti pronti a farti deragliare offrendo tentazioni e false visioni.

E se invece servissero per rimetterti in carreggiata? O per scegliere effettivamente quella giusta da seguire? O magari sono lì solo per farti sentire un po’ meno solo, quando hai voglia di chiudere gli occhi e lasciare che in quel momento siano altri a guardare per te. Daniele Finzi Pasca non è comunque l’unico amico di spalla; è seduto vicino a Gianluca Grossi, Amelie Poulain, Gottlieb Duttweiler, Giacometti, Forrest Gump, Renzo Rosso, Topo Gigio, Styles e il nano Franz, più un sacco di altri animaletti strani di passaggio a cui offro riposo nel loro infinito girovagare. Forse la cultura è anche questo: offrire un luogo dentro sé dedicato ad altri punti di vista e lasciare che a volte siano loro a parlare… anche se è vero che in fin dei conti raccontano poi tutti la stessa cosa, che altro non è se non la vita.

Album evento della serata del 28 settembre 2015

Il 28 settembre 2015 sono stata chiamata a immortalare un evento a Novazzano. La serata è iniziata con un ricco aperitivo a cui è seguita la proiezione del film "Un altro mondo" di Thomas Torelli e, in ultimo, un dibattito fra pubblico e il regista presente in sala.

Prima di iniziare ho comunicato ai presenti l'intenzione di creare un album dei ricordi, ho quindi chiesto di firmare un foglio e, qualora ne avessero avuto voglia o sentita la necessità, di lasciare un messaggio in un apposito contenitore. La partecipazione è stata ampia e ne approfitto per ringraziare coloro che mi hanno prestato fiducia, sperando di ripagarli in parte attraverso il lavoro svolto. 

Per la creazione dell'album mi sono ispirata a sensazioni e impressioni avute sul momento, in seguito liberamente elaborate e trasformate, integrando quanto lasciato scritto dal pubblico.

Questo lavoro fa parte di un progetto artistico personale più ampio. Ogni album che avrò modo di realizzare sarà un'istantanea del momento vissuto rivisto in chiave creativa per liberarlo dal contesto reale. Ciò permetterà sia ai presenti di ripercorrere il ricordo che a chiunque di poter sfogliare un istante diventato eterno, libero di vagare attraverso lo spazio e il tempo, come fosse una bolla di sapone.

Ma se di bolle di sapone vogliamo parlare, creiamone allora una miriade! Sempre nell'ottica di questo concetto a chiunque ne faccia richiesta scrivendomi verrà inviata gratuitamente per mail una copia dell'album in formato pdf, la quale potrà essere sfogliata o stampata ad uso esclusivamente personale. Mentre per coloro che desiderano sfogliare fisicamente l'album sono disponibili le copie in forma cartacea, stampate in una tipografia della regione (bolle a chilometro infinito ma stampa a chilometro zero ;-)). 

Gli album sono di formato dim. 18,6 x 18,6 cm, di 24 pagine più la copertina, su carta FSC, a Fr. 20.- più spese di spedizione.

Se desideri quindi partecipare a creare idealmente una pioggia di bolle di sapone scrivimi e fammi sapere se preferisci ricevere l'Album in formato elettronico oppure acquistare un pezzo da collezione in forma cartacea, ti darò le coordinate bancarie per il pagamento oppure ti invierò la polizza di versamento assieme all'album. 

Ma non è finita: il film Un altro mondo di Thomas Torelli è anche disponibile in DVD sul sito ufficiale unaltromondo.net, oppure presso Fabiana Lazzereschi a Chiasso

Dunque a presto, a ogni volta che ti verrà voglia di soffiare su quel ricordo :-)

Album Sagra della Castagna della Valle di Muggio

Il mio concetto artistico di interazione fra realtà e fantasia comprende anche i Progetti album. Questi desiderano essere un'istantanea del momento vissuto rivisto in chiave creativa per poterlo così estrapolare dal contesto reale. Ciò permetterà sia ai presenti di rivivere il ricordo che a chiunque di poter sfogliare un istante di vita diventato eterno, libero di vagare attraverso lo spazio e il tempo, come fosse una bolla di sapone.

In questo caso vi parlerò della Sagra della Castagna della Valle di Muggio a Castel San Pietro, evento a cui ho partecipato domenica 11 ottobre 2015.

Se poi desiderate ricevere una copia pdf dell'album dovete solo scrivermi, potrete così diventare proprietari di una bolla che tornerà a volteggiare per aria ogni volta che avrete voglia di sfogliarne il ricordo. 

Informazioni album cartaceo: dim. cm 18,6 x 18,6, 35 pagine a colori rilegate, stampato in una tipografia del Mendrisiotto.

Segnalibri con il loro perché

Come prima commissione ho dovuto elaborare dei segnalibri per uno studio di terapie al cui interno si tenevano anche corsi di fitness. La terapista desiderava da un lato un intervento artistico, mentre dall'altro i recapiti web e di contatto. Naturalmente per il secondo lato problemi non ce ne sono stati, ma come affrontare l'altro? Come abbinare due attività così differenti unendole in un unico layout?
Mi è sempre stato detto di partire da ciò che si ha, e il denominatore comune in questo caso era l'uomo come essere umano, dove da un lato se ne curavano i disagi emozionali mentre dall'altro il corpo e il fisico. A questo punto ho individuato quattro stati emotivi abbastanza comuni per ciò che concerne la terapia: quando ci si sente sopraffatti dalla vita e si porta un peso sulle spalle eccessivo, quando ci si sente dei pesci fuor d'acqua o inopportuni o non riconosciuti, quando il vuoto capeggia dentro o fuori dal sé, e infine quando si stanno affrontando dei cambiamenti importanti e la paura di attraversare il tunnel verso un nuovo domani avanza. Per la parte fitness ho studiato invece le posizioni del pilates e quando ho trovato quella dell'"incoronamento del re" mi è sembrata la più appropriata: con un nome così il successo per l'attività non poteva che essere assicurato ;-).
Come colori ho utilizzato il blu per i segnalibri con i disagi emozionali in quanto spesso simbolicamente all'acqua sono abbinate le emozioni più profonde, mentre in quello fitness il rosso a rappresentare la forza fisica, il sangue, la vitalità. 
Il tutto è stato eseguito a mano, a inchiostro di china.

Quando il rapporto con la scrittura diventa aureo

Oggi è uno di quei giorni che mi guardo in giro, sento la necessità di scrivere ma non so cosa. Mi pongo davanti al PC ma nulla, eppure le mani brulicano. Esco, vado a camminare con il cane ma in testa solo pianificazioni e idee e promemoria e mille varianti al quotidiano: il solito insomma. Mi ripongo davanti al PC: disegno. Esco di nuovo e vado in un locale pubblico affollato ad osservare ma stavolta non appare alcuna bolla temporale; non scatta la magia. Torno e mi rimetto davanti al PC: aggiorno cellulare, backup, sistema operativo e libero 10 GB cancellando più di 4000 fotografie selezionandole una per una, ma di scrivere non se ne parla. Decido quindi di giocarmi l’ultima carta: preparo pastina in brodo et voilà, eccomi qui: laddove nulla riesce pastina vince. Alé. Sto scrivendo comunque di ciò che non so, che consiste ancora nel sentirne il bisogno senza trovare le parole idonee anche se sì, dai, il senso è poi sempre quello: corrisponde a 1,618: il rapporto aureo: la proporzione divina. Detto altrimenti se prendo il segmento “a” della mia vita e lo divido per “b” il presente, il risultato dovrebbe dare 1,618(…); il rapporto su cui si basano un sacco di elementi in natura, nell’universo, nell’arte, nella storia e nel mondo. In pratica quando sento il bisogno di scrivere ma non trovo le parole dovrei semplicemente riportare unovirgolaseicentodiciotto, il risultato derivato dalla coerenza dell’accadere fratto l’armonia dell’essere che insomma, corrisponde poi a un punto. Che è il mio. Che sono io. Dove sono ora.

La nascita del mio primo Album dei ricordi per eventi

Ieri mi sono posta in attenzione per creare il mio primo album dei ricordi per eventi. È strano come tutto cambia quando ti poni davanti a un qualche cosa “da normale” o in modalità “registrazione”. Forse è solo che nella seconda attitudine apri un po’ di più i sensi, la mente e il cuore. Trovare il giusto equilibrio fra queste tre bacchette magiche è un’impresa, infatti c’è stato un attimo in cui ho iniziato a prendere appunti in modo costante dimenticando di ascoltare in senso più ampio e lasciare che il flusso di parole arrivasse da sé. E poi è accaduto, come sempre, e come sempre rimarrà qualche cosa di ineffabile: visto, creato e lasciato andare. Appaiono immagini in sequenza, e via. Solitamente qualcuna torna, poche ma sufficienti; non so se le migliori o le più significative, semplicemente me le ritrovo lì, e questa volta le userò. Anche la partecipazione del pubblico è stata notevole: credo la voglia di esserci e di far parte di un ricordo abbia prevalso su timidezza o semplice pigrizia. Devo ancora leggere i loro commenti ma sono molti, e come ringraziamento a fine lavoro ne riceveranno una copia in formato elettronico, o a chi almeno ha lasciato il suo indirizzo mail. Oggi quindi sarà il giorno in cui inizierò a ricostruire quel momento attraverso ciò che mi è rimasto addosso, e chissà cosa ne salterà fuori. Sono curiosa. Mi lascerò stupire. Come sempre. Ed: evviva la vita. 

Bolla di mattinata autunnale

Le mattinate autunnali hanno un non so che di diverso; il cielo terso, l’aria limpida, i rumori chetati, sembra aria di montagna giunta al piano, a un piano che ieri era quello del lungolago di Lugano. Passeggiare, perdersi, osservare, avere tempo: grande ricchezza. E così, fra un caffè e un aperitivo, ecco scorrermi davanti agli occhi Piazza Riforma. Il tutto è stato innescato da un’asiatica seduta accanto che parlava con un uomo al cellulare via face time: lui urlava, di lei se ne percepiva invece solo il lieve movimento delle labbra.

È stato un attimo e puff,  nel momento sono apparsi i due cani seduti tranquilli, un papà che ha alzato il bimbo al cielo a cui è toccato aggrapparsi a un naso così grande, due anziani che trasportavano, uno per lato, una cassetta piena di viole. E poi palloncini, cappuccini e caffè ordinati fra spriz e prosecchi e una farfalla posatasi sulla mano di una bimba ha reso invidiosa l’amica: ne voleva una anche lei. Uno scoppio di risa improvviso ma di quelli belli, di quelli che ti fanno mettere le mani sulla bocca e poi guardare in giro per controllare se qualcuno ha sentito ed è un sì ma grazie, ho sorriso con voi. E poi è cominciata la danza del sole, di quelli che chiudono la giacca e di quelli che la aprono, di quelli che spostano il tavolo un po’ più in là, chi al sole chi all’ombra, di chi cambia posto e chi no a me piace, di ombrelloni che si aprono e che si chiudono, di gente che scorre in pantaloncini e maglietta e chi in piumino e jeans. Un’oliva.

Una donna piccolina vestita in rosso che dondola le gambe a penzoloni seduta su una panchina. Chi gioca con l’anello al dito, chi attende qualcuno girandosi di 20 gradi ad ogni tiro di sigaretta, chi porta la maglietta a righe orizzontali e chi quella di Mazinga Z. Un foulard a pois. L’Eleganza. Due simili per mano: fratelli o coppia? Cinque uomini in fila indiana, dal più alto al più basso. Gli stand di Migros, Greenhope ed Event More. Un’altra oliva. Pipì. Capelli ricci, ma di quelli ricci ricci, riccissimi, e poi un gigante magrissimo, un naso da Ciranò e “scusi l’attesa”, una dichiarazione d'amore scritta sul giornale, messaggi fra amiche, l’Illustration dal 1859, una persona a bocca aperta e una mano che si posa su una guancia. Poi la farfalla, quella che era sulla mano della bimba è tornata sul fiore, sul suo fiore… la natura non pensa, la natura va a istinto, la natura semplicemente fa ciò che sente, che è giusto, il suo giusto, il suo fiore. L’ultima oliva.

Pago e me ne vado, mentre dal palco un coro di bambini intona un classico di Jakson “Heal The World, Make It A Better Place, For You And For Me, And The Entire Human Race, There Are, People Dying, If You Care Enough, For The Living, Make A Better Place, For You And For Me”… crea un posto migliore, per te e per me, il nostro giusto, la nostra bolla, il mio fiore.