Il Vocabolario Collettivo Della Realtà (VCDR) è un progetto artistico volto a creare definizioni collettive, affinché le persone possano sentirsi rappresentate in esse. Questo processo permette alle parole collettive di aderire maggiormente alla realtà, divenendo esse stesse sia portatrici di molteplici visioni individuali sia riflesso della consapevolezza acquisita concretamente da ognuno. Questo rende le definizioni inserite nel VCDR non solo più accurate, ma anche più significative, pulsanti, vissute e rappresentative della società.
Le parole sono fondamentali nel costruire la realtà, e il modo con cui chiamiamo le cose può influenzare la nostra percezione del mondo. Creare definizioni nate dal contributo di molteplici visioni individuali e dalle esperienze vissute, rende necessariamente quelle parole anche strumenti di accoglienza e rappresentazione collettiva.
Questo approccio arricchisce e approfondisce il significato delle parole, divenendo specchio di una realtà condivisa, diversificata, ampia e incredibilmente creativa, e favorendo nel contempo il senso di appartenenza e di comunità. Ogni persona può infatti ritrovarsi nel lemma collettivizzato, il quale può così contribuire a formare una percezione più integrata e unificata della società. Questo progetto artistico desidera promuovere una realtà onnicomprensiva e partecipata, dove in primis le persone, e in secondo luogo le parole collettive scaturite dal quell’incontro, diventano preziosi strumenti interculturali e relazionali.
Missione progetto:
Ho ideato questo progetto artistico per favorire il senso di appartenenza e comunità. La procedura consiste nell’invitare le persone a condividere le interpretazioni personali di determinati lemmi. Dall’insieme di risposte ricevute creo in seguito una definizione comprensiva di tutte le visioni raccolte. Questo processo arricchisce il significato delle parole, trasformandole in rappresentazioni di una realtà condivisa e diversificata più simile a quella in cui siamo immersi.
Il progetto si basa sulla convinzione che una definizione composta da più visioni sia necessariamente riconosciuta e accettata da più persone. Ognuno può infatti ritrovarsi in quel lemma in quanto parte di esso. Questo favorisce la nascita di un senso di appartenenza e comunanza scaturito dall'unione delle differenze. In questo modo, il Vocabolario Collettivo Della Realtà (VCDR) è in grado di restituire una realtà più onnicomprensiva e accogliente, favorendo una percezione integrata e unificata del mondo che ci circonda.
Il VCDR rappresenta l'evoluzione naturale del mio progetto artistico-pittorico, dove le testimonianze delle persone vengono trasformate in dipinti. Mantenendo lo stesso spirito di collettivizzare l'individuale, questo nuovo progetto si appoggia sulle parole al posto di colori e forme, ma sempre con lo stesso scopo di cercare di costruire una realtà condivisa. Così come i miei dipinti sono il frutto di un intreccio di esperienze personali racchiuse in un'opera collettiva, anche il VCDR raccoglie le diverse interpretazioni dei lemmi per unirle in definizioni corali. La mia intenzione di promuovere il senso di appartenenza e comunità è rimasta immutata; il tentativo di unire le persone attraverso le differenze resta tutt’oggi il mio principale impegno artistico.
DEFINIZIONI COLLETTIVE
L'accoglienza è un abbraccio di cuore, un gesto che va oltre la semplice gentilezza per diventare un atto di empatia e amore verso il prossimo. È la capacità di far sentire gli altri a proprio agio, dipingere un sorriso sul volto di chi arriva, e creare ambienti che trasmettono calore e accoglienza, dove si può co-costruire un modo per stare assieme. Per alcuni è una parola complicata, legata a esperienze personali e culturali che possono limitarne l'espressione, ma che diventa preziosa quando è autentica. Accogliere significa essere presenti, non solo fisicamente ma anche con l’anima, offrendo uno spazio di condivisione e gentilezza. È un atto di accettazione del nuovo e del diverso, ma anche di sé stessi. È un miracolo che avviene quando si sospende il giudizio e si permette all’altro di essere sé stesso, senza condizioni. L'accoglienza può essere percepita come un dono, un valore difficile da trovare ma che tutti si aspettano di ricevere. Quando è autentica, la si percepisce immediatamente; quando manca, lascia un senso di rifiuto e disagio. È un atto di rispetto verso tutto ciò che ci circonda, una capacità di far sentire l'altro non giudicato, sia nel corpo sia nello spirito. È una forza che costruisce legami profondi, una scelta rischiosa che può arricchire e curare chi accoglie e chi viene accolto. È abbondanza di gentilbellezza. L’accoglienza è anche un’arma a doppio taglio: può essere una fonte di grande gioia e nutrimento, ma può anche esporre alla vulnerabilità. Nonostante questo, vivere l’accoglienza rimane un atto di coraggio e amore, una scelta di cuore aperto verso gli altri, senza condizioni. È un modo per costruire un mondo più gentile e lieto, con braccia sempre più grandi e forti, pronte ad accogliere sempre di più, e sempre più a fondo.
Il bosco è un luogo fisico e vivo, popolato da animali, piante, sassi e insetti, dove si intrecciano la vita quotidiana e la bellezza della natura. È un ambiente in cui raccogliere legna, costruire capanne, giocare, camminare e respirare la calma, offrendo uno spazio per il relax e la gioia condivisa. È un regalo della natura, ricco di colori, odori e suoni, che invita a rallentare e osservare. Per molti, il bosco è anche un’esperienza personale ed emotiva: è un rifugio di pace e serenità, un luogo dove ci si sente accolti e rigenerati. È un giardino personale che diventa un forziere di tesori nascosti, una cattedrale naturale che accoglie senza giudizio, e uno spazio dove la memoria si intreccia con il presente. È il ricordo di chi non c’è più, la casa degli alberi e delle radici che raccontano storie di vita, un luogo dove incontrare sé stessi e le persone care. Simbolicamente, il bosco rappresenta la ciclicità della vita, il perpetuo rinnovarsi dell’esistenza, dove il germoglio e la decomposizione convivono in armonia. È il racconto di un "noi" perfetto, dove gli alberi si connettono sopra e sotto la terra, insegnandoci solidarietà ed equilibrio. È uno spazio sacro e misterioso, che riflette la complessità dell’esistenza umana, accogliendoci senza condizioni. Il bosco diventa così non solo un luogo fisico, ma anche un simbolo universale di connessione, guarigione e libertà, radice della nostra essenza e specchio del nostro legame profondo con il mondo.
Il cielo rappresenta la certezza di un mondo invisibile, un conforto di un oltre sempre presente e possibile. È una grande tela dove nuvole e stelle creano arte per chi osserva e in cui le nuvole giocano con il sole. È un tramite verso l'infinito con le sue stelle, il sole che scalda, la pioggia che rinfresca, e il colore degli occhi che ci incanta. Il cielo suscita grandi emozioni, legando i nostri pensieri a persone care che non sono più fisicamente vicine ma che immaginiamo lassù, rappresentandoci tutti nel tempo. È la magia delle stelle cadenti, il mare sopra di noi e il mistero che avvolge l'universo. Custode di albe, tramonti, nuvole e fulmini, il cielo appare in diverse forme, dal grigio che ci permette di dargli un contorno all'infinito, di cui è anche l’anticamera, con tutte le sue sfumature celesti avvolgenti e protettive. Il cielo esprime i suoi umori, ed è un appuntamento serale fisso. È bellezza senza fine, trascendenza, forza e sacralità. È uno spazio immateriale e incommensurabile, parte integrante della nostra vita quotidiana e simbolo di mistero e fascino. Rappresenta l'infinito dei nostri sogni e di noi stessi. È la speranza delle nostre preghiere, un abbraccio confortante e un viaggio interiore che canta la bellezza delle emozioni. Il cielo è casa e il tetto della nostra Terra, impalpabile ma vitale. È uno spazio che accoglie i nostri pensieri e silenzi, come un pozzo senza fine. Il cielo è libertà. È l'epidermide dell'infinito e la casa delle nuvole; è laddove l’anima vola e in cui il naufragare può essere dolce. Il cielo è il viaggio verso l'ignoto, il tutto e il nulla, la tela della nostra fantasia, e per fortuna che c’è.
La realtà è sia un luogo fatto di consapevolezza dei propri mezzi ma anche di folli fantasie, mai identico a sé stesso in quanto modellabile dal proprio stato d’animo e dalle connessioni che si riusciranno a creare con le persone che in questa realtà si lasceranno entrare. È anche un qualche cosa che si può non solo vedere ma anche vivere e sentire. Poi ci sono le realtà multiple in cui è possibile scegliere in quale stare, ma anche quelle personali, uniche, presenti solo dentro di sé. La realtà si può manifestare come pensiero collettivo e di cui occorre essere responsabili, o anche solo nel dolore fisico, che non lascia spazio per altro. È inoltre una questione di onestà ma può persino scaturire da un incontro, nel momento esatto in cui avviene la conoscenza reciproca. C’è chi l’ha definita anche un luogo spirituale, l’essenza di ognuno di noi, oppure come una dimensione inesistente se non nel presente e nella partecipazione di quella altrui. In pratica, secondo questa visione collettiva, la realtà si può definire come un luogo dinamico e complesso, fatto di consapevolezza, fantasia, emozioni, connessioni, percezioni soggettive e collettive, che si manifesta sia fisicamente che spiritualmente.
Il ricordo è un frammento di vita che porta con sé una carica emotiva intensa, capace di farci sorridere e piangere. È una suggestione del passato che ci invita a essere grati per il presente e a guardare con speranza al futuro. I ricordi sono momenti vissuti che costituiscono le fondamenta della nostra esistenza e personalità. Sono attimi di energia interiore intensa. Vivono nascosti dietro ogni nostro pensiero e azione, pronti a emergere e arricchire la nostra percezione del mondo. Possono essere evocati da oggetti, suoni, profumi, voci, sorrisi e situazioni, rendendo il passato una parte viva del nostro presente. Fa parte del nostro cammino. Il ricordo è una porta temporale che ci permette di rivivere momenti intensi, portandoci conforto o nostalgia, arricchendo o distruggendo. È capace di metterti davanti ai tuoi limiti tentandoti coi paragoni È una valigia graffiata piena di esperienze, una fotografia spazio-temporale posta nel passato che ci accompagna e ci definisce. Il ricordo è un dono prezioso che ci aiuta a mantenere vive le persone e i momenti più significativi della nostra vita, rendendo ogni frammento del passato un tassello unico del nostro essere. È una magia che richiama nel cuore emozioni e sentimenti, permettendoci di rivivere e riflettere su ciò che è stato. È sia radice del futuro sia catena sul passato, e nulla di eterno. Il ricordo è il giocattolo preferito dai sentimenti, un compagno insostituibile del nostro viaggio che ci definisce e ci guida. È un modo per praticare la memoria e viverla attraverso il prendersi cura. In pratica il ricordo è in grado di intrecciare dolcezza e amarezza in una danza infinita tra passato e presente, trasportandoci un po’ ovunque e un po’ altrove, al suono di un dolore dolce di chi si è tanto amato e per sempre perduto.
Il silenzio è un rifugio in cui ritrovare l’equilibrio, osservare, riflettere ed evadere dai piccoli problemi. È il suono del luogo che si percepisce con l’animo e un momento di libertà interiore, un’opportunità per immaginare e creare senza limiti. Il silenzio è il suono della Natura riempito dai suoni del vento, della pioggia, dell'acqua, degli animali e dalla gioia. È uno spazio dove si trovano tutte le risposte e in cui è possibile rivivere emozioni passate, ascoltando le voci delle persone che non ci sono più. È uno sguardo su strumenti muti e fra campi in fiore. È una comunicazione continua, anche senza parole, che porta a percepire ciò che normalmente sfugge. Il silenzio può essere una pace interiore e una condizione propedeutica ad accogliere nuove idee e sensazioni. È una pietra preziosa da custodire, uno spazio infinito colmo di tutto, dove ritrovare il proprio posto nel mondo in armonia con la vita. Il silenzio è anche la capacità di ascoltare, e può persino essere racchiuso in un fiocco di neve. È anche un luogo verso cui tendere, un rifugio per ordinare il caos e ascoltare la voce dei nostri cuori. È introspezione, osservazione e meditazione; è un luogo sicuro. È la pace, la quiete prima di una tempesta positiva ricca di potenzialità. Il silenzio è essenziale per ritrovarsi, un vuoto-pieno pronto ad accogliere creatività e iniziative. Il silenzio può anche essere la morte, un’assenza di vita, o un ritrovarsi dopo essersi dimenticati.
La vastità può essere scoperta in piccoli spazi, in una parola detta o non detta, in sguardi e silenzi. È una sensazione interiore che si espande quando trova nel mondo esterno qualcosa che vibra alla stessa frequenza. Rappresenta un luogo dove ci si può sentire piccoli, abbandonando le velleità umane e concentrandosi su nuovi punti di riferimento. La vastità è anche un tempo inafferrabile che desideriamo gestire ma che sfugge al nostro controllo. Essa si manifesta come un luogo infinito per incontrare persone e pensieri diversi, arricchendo il proprio pensiero fino a creare una realtà comune. È uno spazio per ritrovare persone care non più fisicamente vicine, riempiendo il cuore di nostalgia e amore. La vastità ci fa sentire impotenti e confusi per la sua incontrollabilità, ma anche sereni, poiché ci fa sentire alla pari con ogni essere vivente. La vastità è un concetto mentale, un desiderio e un sogno, più grande della sua realizzazione. Può essere rappresentata da un puntino nel vuoto, un aquilone nel cielo, una stella di notte, o la consapevolezza della propria piccolezza rispetto al mondo. È qualcosa che riempie e svuota a seconda degli stati d'animo. È un frammento dell'universo, una materializzazione dell'assenza di limiti che ci permette di non sentirci chiusi. La vastità è l'allineamento del sentire interiore con il mondo esteriore, un'unione di due mondi che diventano uno, come l'aria e il respiro. È salire in cima a una montagna e scoprire altre montagne all'orizzonte, guardare nel proprio cuore e non riuscire a dare parole all'amore che si prova. È la consapevolezza di sapere tanto ma di avere ancora bisogno di imparare dagli altri. La vastità è aprire una piccola porta e trovarsi davanti a un deserto sconfinato, rimanendo senza fiato.
COME PARTECIPARE ALLA CREAZIONE DI UN LEMMA COLLETTIVO:
È sufficiente tenere d’occhio i profili social su cui pubblico gli appelli, e partecipare da lì.
Instagram: @giadabia e @dimensionealtrova.
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