UN PO’ DI ME
Mi chiamo Giada, ho 50 anni, e mi definisco un’artista aggregatrice di istanti, esploratrice di realtà. Prima di arrivare a questo ho lavorato come arredatrice di interni, in una redazione giornalistica e collaborato con diverse testate. Nel tempo libero mi sono dedicata a teatro, scultura, violino, calligrafia, corsi di immaginazione e di scrittura e chissà cos’altro.
Circa 9 anni fa ho deciso di lasciare il lavoro per intraprendere un percorso di ricerca. Questo mi ha spinto, nel 2017, a volermi allontanare anche dalla città e da tutto ciò che conoscevo per trasferirmi in montagna, in Engadina, a 1800 mt.
È stato, e lo è tuttora, un periodo di grande immersione nella natura, nella solitudine e, ovviamente, in me, anche se in fondo è un me compartecipato, ma questo l’ho capito dopo. Quando ho iniziato il cammino non ho mai saputo dove volessi andare. Ho preferito lasciare al percorso la possibilità di manifestarsi dall’ignoto anche se la parte più difficile è stata proprio questa: continuare a mettere un passo dopo l’altro proprio lì, nel nulla.
Quante crisi, quanta paura, quanti dolorosi squarci. Alla fine però è stato proprio da lì, da quel non sapere, che il panorama si è aperto su nuovi orizzonti. Lì dentro vi ho trovato, oltre a una miriade di altre cose, anche il mio progetto di arte pittorico-narrativa legato agli istanti, di cui mi sto occupando da 7 anni.
L’anno scorso ho inoltre iniziato un Master in scienza, filosofia e teologia delle religioni presso la Facoltà di Teologia di Lugano. Questi studi mi stanno permettendo di approfondire il concetto di grandi narrazioni, di senso di comunanza, di appartenenza ma, soprattutto, del mistero, di quell’oltre che ci circonda, ci appartiene e sovrasta, a cui qui in montagna posso permettermi di avvicinarmi, in qualche modo.
Per me la montagna costituisce una porta di accesso a dimensioni personali e del reale sempre nuove. Ho trovato le chiavi per accedere a quelle dimensioni negli istanti, in quei piccoli ma incredibili momenti di estrema realtà di cui l’esistenza ci fa dono, e da cui ne ho tratto il mio progetto che a questo punto non è più solo artistico, ma direi di vita.
Ho scoperto il potere degli istanti proprio trasferendomi in montagna, dove credevo di poter trovare il silenzio e mi sono invece dovuta confrontare con un ricco alveare di pensieri ben radicato nella mia testa.
Per uscire da questo incessante ronzio, con non poche difficoltà, ho iniziato anche per disperazione a elencare ciò che vedevo là fuori, nel mondo. È stato allora che gli istanti sono iniziati ad apparire ed ho potuto cominciare a dialogare con loro, divenendo poi nel corso del tempo l’unità di misura personale con cui adesso mi rivolgo alla vita. Gli istanti infatti, sono in grado di trasformare il contesto in un panorama da abitare autenticamente. Sono un modo per instaurare una relazione profonda con il mondo. Permettono di vedersi come il tassello piccolo ma indispensabile di quella rete intricata e interconnessa che appartiene a un disegno molto più grande, chiamato vita.
Questi momenti di estrema realtà saranno inoltre anche al centro dell’impegno che dedicherò alla montagna. Infatti in Altrova la montagna avrà un ruolo centrale. Glielo devo e reputo sia necessario, affinché alla narrazione predominante offerta dal turismo, dagli investitori e dall’attitudine alla performance, se ne possa aggiungere una composta da valori, significati, incursioni, risonanze e sentimenti d’unione con l’attorno profondi.
Se gli istanti rappresentano la realtà, è nella quotidianità che possiamo avvicinarci alla nostra verità, quell'unicità che risiede dentro di noi. Questa verità non dipende tanto da ciò che facciamo, ma dal come lo facciamo: nella scelta di una parola, nella cura di un gesto, o nel soffermarsi su un dettaglio. È nella quotidianità che scopriamo e incarniamo la nostra unicità.
L'arte mi ha permesso di esplorare questa unicità quotidiana, rivelando un'incredibile forma di unità. Ho iniziato a dipingere frammenti della mia storia quotidiana in modo astratto. Un giorno, chiedendo a un amico di condividere ciò che vedeva nei miei dipinti, ho scoperto la potenza della condivisione collettiva. Da allora, creo ascoltando testimonianze vocali inviate in risposta ai miei appelli online. Questo processo mi ha mostrato una realtà più grande, che trascende la mia esperienza personale e crea un sentimento di comunanza profonda.
I dipinti che ho realizzato, basati su oltre 900 testimonianze, sono un caleidoscopio di esperienze collettive. Attraverso di essi, spero di far emergere un senso di appartenenza al mondo, nato dall'unione di queste voci e dalla consapevolezza di far parte di qualcosa di più grande.
Il Vocabolario Collettivo Della Realtà è un progetto artistico che nato dall’esperienza pittorica. Si fonda sull’idea di creare un linguaggio condiviso attraverso il quale le esperienze individuali possano trasformarsi in un patrimonio comune. Attraverso la raccolta di impressioni legate a una parola, invito le persone a contribuire a costruire un repertorio di lemmi che rappresentano frammenti di realtà vissuta e, di conseguenza, realmente toccata. Questi lemmi, sintetizzati e reinterpretati, danno in seguito vita a una narrazione collettiva che riflette la diversità e la complessità delle nostre società.
Ogni parola, ogni definizione, è il risultato di un incontro tra il singolo e il mondo, trasformato in un'opera d'arte nella forma di lemma che unisce i contributi individuali in un tessuto comune. Il Vocabolario Collettivo Della Realtà non è solo un archivio di significati, ma una mappa viva delle connessioni che ci uniscono, capace di creare un senso di appartenenza e di riflettere la ricchezza della nostra umanità condivisa.
Con la mia arte, in pratica, desidero costruire un luogo dove le differenze non solo coesistono, ma si uniscono per creare qualcosa di più grande. Credo infatti che, nonostante le nostre diversità, sia possibile trovare un senso di appartenenza profondo e silenzioso, una fiducia reciproca in grado di farci sentire parte di un tutto. Da questo pensiero ho tratto il mio manifesto artistico, che ti invito a scoprire, se vorrai.
Istanti, arte, quotidianità e montagna: questi gli elementi principali del mio dare che, intrecciati in diversi modi, forme e possibilità, spero possano restituire anche ad altri quanto da loro finora ho appreso, e che son sicura continuerò ad apprendere.
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