Calendario dell'avvento 2015
Giada Bianchi · December 24, 2015
Il 24 dicembre è un giorno speciale in quanto fiorisce l’albero delle comete. Questa pianta appartiene alla specie dei sempreverdi a causa della sua tonalità simbolica tendente alla speranza. La raccolta è delicata e richiede qualche piccolo accorgimento, come ad esempio spegnere il cervello, respirare ad occhi chiusi per un paio di minuti, pensare a cose allegre e concentrarsi su se stessi. A questo punto è possibile avvicinarsi alla pianta, scegliere il proprio fiore (anche se in verità sarà lui a scegliere voi), coglierlo, e appoggiarlo al petto per qualche istante. Il calore del corpo farà aprire totalmente i cinque petali. A questo punto sarà necessario esprimere quella cosa che assomiglia a un desiderio ma in realtà è molto di più, perché c’è dentro parte di vita, il percorso fino a lì intrapreso, ciò che si è (davvero), ciò che si sa (davvero), la consapevolezza di ciò che manca ma soprattutto necessità, l’inevitabile necessità, condizione che permetterà di accettare (non senza qualche difficoltà) gli ostacoli che immancabilmente appariranno sul cammino. Questo ultimo passaggio permetterà l’impollinazione del fiore, condizione senza la quale l’anno venturo la pianta non potrà germogliare. Non resterà quindi che aspettare il vento dell’est (quello del cambiamento) e consegnare ad esso la stella divenuta ormai frutto. Posologia: seguire la scia fino al raggiungimento della nascita del Re, che null’altro sarà se non il vostro sogno realizzato. Ecco, questo è ciò che via auguro per il 2016: di arrivare al cospetto del vostro Re. E Buon Natale :-)!
23 dicembre: per me rappresentano la voce del cielo, suoni come gocce di pioggia lasciate cadere fino a quando un uccellino le coglie. Per questo volano, perché le note se raggiungono il terreno restano mute. Che non vuol dire non risuonino ma per sentirle è necessario possedere ali, condizione non sempre facile da ottenere. Omaggio quindi a tutti gli uccellini che con il loro cinguettare donano alla nostra giornata una colonna sonora unica e celestiale, che troppo spesso però resta inascoltata per distrazione o frenesia.
22 dicembre: ci sono diritte, curve, o dalle più svariate forme. Gialle, bianche, o colorate. Ferme, lampeggianti o con effetti speciali. Che scendono, che avvolgono o autoportanti. Le lucine del Natale sono tra i misteri più inesplorati dell'essere umano, dove composizioni e balconi si contendono lo sguardo del passante più distratto. Per me rappresentano i bagliori dei raggi del sole attraverso un fitto bosco dunque, a guardarle, mi piace pensare si possa intravvedere il bagliore della famiglia che li ha appesi. Per questo le adoro, anche le più improponibili.
19 dicembre: ci sono stelle, costellazioni, satelliti, stelle cadenti, aeroplani di passaggio... alzando gli occhi al cielo notturno sono molti gli elementi che si possono osservare. Uno sguardo più attento può però intravvedere sul soffitto della notte anche i sogni, i ricordi, le speranze, i desideri, le domande, le richieste, e i pensieri di chi ha deciso di attaccarli su lì, come piccoli post-it. Ma c'è una stella che è visibile solo agli occhi di chi la prova ed è la stella rossa quella che, quando si realizza, a vederla sono in due.
17 dicembre: vedere la luna in cielo affascina, ma viverla in terra proietta altrove. Svegliarsi nel cuore della notte e camminare al buio della casa per osservarne i fasci di ombre di luce soffusa. Affacciarsi alla finestra e spostare gli occhi su quel panorama insolito, trasformato per una notte in pagine da sfogliare impressionate di bianco. E infine uscire e camminare sorretti dalla sua presenza fisica e morale, come la speranza sa accarezzare da lontano, anche le notti più buie.
16 dicembre: le candele fanno compagnia. Accenderne una è come avere accanto un amico, un animale o un camino. Anche piccolina giù nell'angolo eppure ti senti già meno solo, accudito e protetto. Se invece l'hai nel tuo campo visivo allora diventa un balsamo su cui continuare a posare gli occhi e il cuore, e lo fai involontariamente, perché per certe cose non è necessario dare il comando, l'anima sa ciò che deve fare. E quando ne vedi parecchie tutte unite in un rituale o gesto be', allora capisci che le candele illuminano davvero, ma non solo la stanza.
14 dicembre: sono quei luoghi ideali nati per osservare. Può capitare a volte che vedendone uno possa sorgere la domanda del perché una panchina in quel luogo, ma poi basta sedersi e tutto cambia, e si capisce: in quei casi non sei tu a contemplare il panorama, ma quest'ultimo a contemplare te.
12 dicembre: è come quando inizi una vacanza, quando arrivi sul posto e senti corpo ed anima rilassarsi, arrendersi. Perché basta solo mettersi lì e lasciare che il tempo scorra lento, lieto. Sono le cene fra amici, in casa. Varchi la porta e sei in ferie dal mondo, che poi magari quest'ultimo lo porti in tavola perché hai bisogno di raccontarlo ma è una presenza verbale, non ce l'hai addosso. E le chiacchiere vanno e vengono, come le ore, come le risate, come le onde del mare, quando si è in vacanza
10 dicembre: Nebbia che tutto avvolge e accarezza, che ammorbidisce i tratti, le luci, i problemi e la vita. Nebbia che sa di cuoio e ginepro, che pizzica il naso e arruffa i capelli. Nebbia che ascolta e si lascia ascoltare. Nebbia che appare non per far scomparire ma per sottolineare ciò che, una volta dissolta, torna...
8 dicembre: gli incontri, quelli speciali, tutti quelli speciali, avvengono al rallentatore. Anche se uno corre. Anche se uno sta andando velocissimo in automobile. Anche se si precipita! Anzi, gli incontri di quando si precipita non solo vanno al rallentatore, ma sembra non terminino mai... la finestrella dell'8 dicembre si apre su quest'ultimo: su un incontro senza fine...
6 dicembre: sotto il vischio ci si bacia perché così fece la dea Frigg, quando il figlio tornò in vista grazie alle sue lacrime versate che si trasformarono poi nelle bacche bianche. Baciarsi sotto questa pianta porta fortuna e protezione, dunque non è esclusiva solo di coppie innamorate ma dovrebbero farlo tutti. Inoltre per gli antichi celti questa era una pianta sacra, perché credevano nascesse dal cielo, nei luoghi colpiti dai fulmini. Dunque: baciate come se non esistesse un domani.
4 dicembre: c'è il troppo vicino e il troppo lontano... difficile è arrivare a quell'attimo che fa anche un po' male ma quella sì, che è la distanza giusta... e le mani le lasci lì, in attesa si scaldino... senza fretta...
2 dicembre: passare il dito sugli anelli di un albero, e sentire le stagioni.
21 dicembre: sul calendario avviene oggi, in verità sarà domani alle 4:48. Il solstizio d'inverno celebra la rinascita del sole, l'allungamento delle giornate, il ritorno alla vita. Omaggio quindi a tutte le albe del mondo, di ogni giorno, che offrono l'opportunità di aggiungere un'ulteriore pagina al proprio calendario personale. Dicono di vivere ogni giorno come fosse l'ultimo, io preferisco invece cercare di vivere ogni giorno come fosse il primo di una grande avventura: la mia, la tua, la nostra.
20 dicembre: dicono sia simbolo di eternità, immortalità, degli inizi, dei principi, di abbondanza e fertilità, di resistenza, di sopravvivenza, protegge le case, rappresenta le divinità della terra, dei monti e degli alberi che permettono la vita e dell'anima. Insomma, la pigna porta con sé molti significati, tanti quanti sono i "petali" che la compongono. Quello che però ho voluto rappresentare è il senso filosofico del frutto: la fertilità delle idee, e così sia...
18 dicembre: salendo da Riva San Vitale verso il Rocul ce n'è uno che se ne sta lì da anni, con le braccia incrociate e il suo sguardo sempreverde come un guardiano del bosco. E forse lo è. Dicono siano simbolo di eternità, scacci gli spiriti maligni e, a metterselo fra i capelli, porti fortuna (...). Non so, io so solo che è meraviglioso e che di sicuro qualche cosa di maligno scaccia, appena lo si guarda.
15 dicembre: ci sono colorate, trasparenti o bianche. Che luccicano, opache o super riflettenti. Quelle vecchie che arrivano da un passato lontano danno istruzioni a quelle appena acquistate, magari in saldo: "dovete stare qui, serene, liete, penzoloni: ma un penzolare giusto, che sia incisivo, vigoroso, efficace". Le novelle impiegheranno un po' di tempo prima di capire come fare ma d'altronde così la vita, per tutti.
13 dicembre: non è il suono di una campana a festa, lo scandire del tempo o il richiamo a un momento. No. Questo è quel suono improvviso che a volte capita di sentire in mezzo al nulla. Un "dlin" che senti discreto in lontananza eppure così vicino all'anima, come provenisse da una campana d'argento. Ti guardi attorno e non capisci, ma non c'è nulla da capire, poi per un attimo ti domandi pure da dove venga, ma sai che può venire da un posto solo, e allora sorridi e ti porti quel "dlin" nel cuore, perché è lì che deve stare.
11 dicembre: è quando se lì su una collina e stai per gettarti a capofitto nella discesa a bordo di una slitta. È quell'emozione da sì sì sì ma poi devi sforzarti di tenere i piedi su per non frenare. È quel ma sì dai buttiamoci cosa vuoi che possa accadere, è che qualche cosa accade sempre, soprattutto se a bordo di quella slitta ci sono due soffioni. L'11 dicembre si apre su questo: l'emozione del cambiamento.
9 dicembre: quando la voce diventa strumento il cuore si consola. Sarà la vibrazione, il tono, l'aria che diventa cassa di risonanza o l'attorno che diventa pieno, non so. So solo che quando sento cantare un coro di montagna la commozione sale e i pensieri scendono, se poi intonano "Signore delle cime" allora ciao... Ecco, il 9 dicembre si apre su questo: sulla magia di un coro
7 dicembre: Lo sai eppure ti avvicini, e la tocchi. E quando l'hai fatto subito te ne penti perché è appiccicaticcia, ma è buona, e la annusi, e cerchi di toglierla, poi la riannusi, e ne vorresti fare un pallino da portare a casa ma resta ancora lì, fra le dita, a dare fastidio soprattutto ora che devi rimettere i guanti. Però è così buona, e annusi annusi annusi finché arrivi a casa, che tanto il freddo non l'hai sentito. Ora potresti lavarti le mani ma aspetti ancora un po'... perché è così buona... quel profumo...
5 dicembre: sai di quelli che io abbraccio te che abbracci lui che abbracci loro eccetera? Oppure quelli di massa, che tutti assieme si decide di abbracciarne uno o ancora di quelli che ci si deve abbracciare perché avercela fatta è merito del gruppo o stare assieme è così bello o vi voglio tutti qui, tra le mie braccia. Poi ci sono quelli contagiosi che lo fai perché vedi un abbraccio e vien voglia anche a te di unirti al gruppo, o quelli risparmiatempo che vi abbraccio tutti assieme perché siete tanti e facciamone uno solo ma graaaaande. Poi infine ci sono quelli visivi, che anche se non toccano toccano, eccome se toccano, sono quegli abbracci che uno lancia con lo sguardo e caspita, quelli sì che hanno il fiocco. Insomma: godetevelo
3 dicembre: Oggi più che una finestrella è una madeleine proustiana, di quelle cose che quando senti ti proiettano ovunque, da quella volta in Riviera Romagnola che ne hai seguito l'odore all'alba, a quando a Riva San Vitale ancora veniva sfornato in centro paese, a quella volta in casa che hai provato a fare la treccia... insomma... l'odore di pane dona ubiquità
1 dicembre: essere presenti l'istante esatto in cui inizia a nevicare.