FILIPPO MACCHI 


Mi chiamo Filippo Macchi e sono un uomo in cammino verso il mio Altrove.

In questo cammino la mia visione prende forma nel racconto della montagna attraverso vari mezzi: fotografia digitale ed analogica, disegno ad acquerello, parole sotto forma di racconti, esperienze in ambiente.

Attraverso la mia arte e le mie proposte promuovo la ricerca personale della propria relazione con l'Altrove sul terreno a me più congeniale, che è rappresentato dalla montagna.

Penso che la condivisione di esperienze, siano esse di attività all'aria aperta piuttosto che momenti di riflessione davanti ad un fuoco, siano parte fondamentale del percorso che promuovo verso una maggiore consapevolezza di sé.

Il mio contributo in Altrova è quindi quello di condividere la mia visione e le mie competenze artistiche, in particolare fotografiche, maturate in oltre 20 anni di attività.

Nello specifico, attraverso la proposta Camminare fotografie, mi pongo come compagno di viaggio nel percorso di consapevolezza verso una propria visione della montagna. L'obiettivo sarà di creare le condizioni affinché ognuno di noi sia in grado di raccontare la propria montagna, per poter restituire così al mondo una montagna che sia di tutti.


Ho iniziato a fotografare le montagne fin da ragazzo perché era l'unico modo per portarle con me una volta ridisceso in pianura. Diventato autonomo negli spostamenti ho iniziato una costante frequentazione della montagna durante la quale la fotografia è rimasta sempre come un momento legato al ricordo.

Fin da subito però mi è parso chiaro il dilemma che affligge ogni fotografo che ami la montagna ovvero "andare in montagna e fare qualche fotografia" o "andare in montagna a fotografare".

Oggi, dopo un percorso iniziato più di 10 anni fa, sono giunto ad una maturazione da questo punto di vista che mi permette di esprimere il mio sentire e vivere le terre alte attraverso una fotografia che mi rappresenta pienamente e che ruota intorno al bianco e nero, linguaggio che da sempre ho scelto come espressione per me focalizzante del paesaggio.

Da circa un anno, ovvero da quando ho iniziato a vivere in Engadina, mi sono rimesso in gioco per raccontare un territorio fino a ieri a me sconosciuto.

Si tratta di nuove montagne, nuovi paesaggi, nuove culture e tradizioni che ritengo di poter raccontare attraverso la mia sensibilità di fotografo di montagna.


Cosa accade quando dopo 35 anni si cambia montagna? Inizialmente ci si sente un po' spaesati. Mancano ovviamente quei punti di riferimento che delimitano il perimetro della comfort zone.

L'Engadina è ovviamente un luogo fisico, concreto. Fatto di boschi, laghi, fiumi, rocce e montagne. Ma questo è quello che ognuno di noi può constatare semplicemente recandosi di persona in questa valle.

Per me l'Engadina è un luogo della mente e dello spirito. L'Engadina è uno stato d'animo, è una predisposizione con la quale sto cercando di approfondire la mia relazione con la montagna.

Ci sto riuscendo? Beh ho appena iniziato, ma di sicuro vi sono luoghi all'interno dei questa valle che hanno già catturato il mio cuore e la mia immaginazione. Luoghi da cui mi sento richiamato, luoghi che mi stanno restituendo una pace interiore di cui non ho memoria.


Si discute tanto su come cambiare la narrazione e la rappresentazione della montagna.

In un contesto nel quale è molto difficile non farsi travolgere dal fiume in piena di immagini che quotidianamente vediamo scorrere sotto i nostri occhi e con la conseguente tentazione di accodarsi nei contenuti a quello che il mainstream impone, penso che un modo per poter raccontare in maniera diversa la montagna sia quello di dare voce e valorizzare i punti di vista di ognuno di noi che gioco forza non possono che essere unici.

Per fare questo serve guardare e vivere la montagna sulla base di quello che sentiamo quando siamo in ambiente. Ascoltarsi, ritrovarsi e quindi assecondare il nostro sentire attraverso ad esempio la fotografia, ma potrebbe essere un disegno, un dipinto, ecc., può essere un punto di partenza per realizzare quei contenuti personali ed originali frutto del nostro sentire.

Camminare fotografie, l’esperienza che propongo, vuole stimolare le singolarità di ogni partecipante attraverso una serie di azioni, riflessioni e condivisioni di esperienze.

Non scatteremo materialmente fotografie, ma ci sforzeremo di immaginare, ognuno attraverso la propria sensibilità, quale sarebbe stata la fotografia della giornata.

Filippo Macchi

[La proposta Camminare fotografie si intreccerà alla raccolta di istanti di Giada Bianchi, in agosto 2024, in Engadina. Scopri di più]


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