Ecco cosa è emerso dagli istanti ricevuti a marzo
La realtà collettiva che si svela, un frammento alla volta
Nelle ultime settimane, molte persone hanno risposto all’invito di condividere un istante di estrema realtà. Un istante è ciò che accade quando l’ignoto si manifesta nel quotidiano. Non lo si può cercare, ma solo accogliere. E nel momento in cui viene colto e donato, non appartiene più solo a chi lo ha vissuto, ma partecipa alla creazione di una trama più ampia, condivisa.
Ecco cosa succede quando si mettono gli istanti uno accanto all’altro, che essi iniziano a parlarsi. Si rispondono. Si chiamano. E, così facendo, danno forma a una narrazione collettiva che non spiega nulla ma evoca il tutto. Ad unirci non è più il chi siamo o in cosa crediamo, ma ciò che abbiamo vissuto indipendentemente dal vissuto stesso.
Unire gli istanti, ci unisce
Tutto comincia con piccoli dettagli. Un aroma d’arrosto in pentola, un baccano di voci, le chicche lanciate, in un meriggio di marzo. Subito dopo, una betulla che dondola, un fringuello, il vento, un pomeriggio qualsiasi. Bastano pochi elementi per attivare la risonanza, a volte. Non serve molto. Serve solo esserci.
C’è chi, in un istante, si ritrova a desiderare l’inverno, mentre guarda perplesso le lucine di Natale ancora accese a primavera. E chi invece, al contrario, incontra la primavera su una panchina rivolta al mare, e smette – finalmente – di sentirsi sola.
Poi arrivano l’aria, la materia, la consapevolezza. Un acquazzone improvviso, senza giacca né ombrello. Le gocce grandi che rimbalzano sul naso, le bollicine nelle pozzanghere. Un’esperienza sensoriale piena, concreta, viva.
Oppure ritrovarsi sotto il massiccio del Gottardo, nella galleria buia, con la consapevolezza di essere dentro a milioni di anni di roccia. E in quel buio, l’incontro: tra la materia mineraria e l’ingegno dell’uomo. Un abbraccio tra tempi che non si possono immaginare.
C’è chi ritrova la propria verità in una casa di pietra e legno, leggendo nei muri la vita quotidiana di chi li ha abitati. E chi la trova in un bosco, dove ogni passo si fa ascolto e la fiducia nasce dal camminare accanto a ciò che cresce.
Poi ci sono le rivelazioni più sottili. Un albero – Egidio – che un giorno rivela il suo volto umano,
in una mattina di novembre avvolta nella nebbia. Un istante solitario, così reale da cambiare tutto.
O il sentire che si può influenzare un istante con la sola presenza, come stare accanto a una sorella che affronta la chemioterapia, scoprendo che anche nel dolore, la luce può essere di compagnia.
E ci sono le sorprese dell’anima: piangere a Venezia senza sapere perché, o perdere per pochi metri il marito tra la folla, scambiandolo per un altro, e accorgersi – grazie a quello sguardo diverso – di quanto sia preziosa la presenza abituale di chi si ama.
Ci sono poi gli istanti che ci costringono a sentire davvero. Chi scrive con lucidità che l’estrema realtà che coglie è la guerra, il conflitto, la violenza. E chi, nella stessa costellazione di voci, sente l’alba entrare in casa, accecare e scaldare, aprire la giornata con un senso profondo di pace e gratitudine.
C’è chi, ogni 8 marzo, rivive il giorno in cui ha portato a casa il figlio, e lo celebra con una torta Sacher, non come ricordo, ma come continuità. Un giorno che si rinnova, ogni anno, nella sua forza.
E chi riconosce che la bellezza vive nei dettagli imprevisti di ogni stagione: il profumo della primavera, i colori dell’autunno, il silenzio della neve. Tutti istanti che non si aspettano, ma che sorprendono.
Tra gli istanti ricevuti, c’è anche chi ha visto un girotondo di microfoni, tutti puntati verso un vuoto. Un’assenza di voce. E in quella scena, ha colto qualcosa un’epifania sul nostro tempo.
Un istante che ci invita a sottrarci al rumore, per fare spazio a ciò che ha davvero voce: la presenza.
Una realtà che si tesse da sola, raggiungendo l’assieme
Quando leggo questi frammenti uno dopo l’altro, sento che non raccontano semplicemente delle vite. Stanno tessendo una trama. Una mappa di esperienze autentiche. Una biografia dell’umanità che non ha bisogno di grandi concetti per esistere.
In ognuno di questi istanti vive una forma di appartenenza nuova: non basata sull’identità, ma sull’intensità e la risonanza. Non su opinioni, giudizi o concetti astratti, ma sulla verità di ciò che accade.
Per questo continuo a raccogliere istanti e invito chiunque lo desideri a farlo. Perché ogni istante accolto e condiviso è un filo in più nel tessuto del mondo. Un frammento di vita che non cerca di spiegare, ma che evoca qualcosa che da sempre è già lì, che già da sempre ci unisce.
Se ti va di condividere anche il tuo istante, scrivimi. Oppure resta in ascolto. Perché, come ho detto prima, gli istanti non si cercano: arrivano.
Lieti momenti,
Giada
P.S.: la trama di questa realtà collettiva, è emersa dai frammenti di estrema realtà ricevuti da Daniele, Luca, Tiziana, Ramona, Armonie Interiori, Rosa, Sara, Milena, Mauro, Alessia, Gabriela, Giovy, Sabina, Stefania e Paola, a cui va il mio più sentito grazie ❤️🙏.