#solstizio

Quando finisce un dipinto: GRAZIE per questo #solstizioestate

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Il dipinto #solstizioestate è terminato. 35 sono state le voci che, unite, hanno dato vita al coro riprodotto su tela. Chiudere una rappresentazione pittorica porta sempre con sé gioia accompagnata da una forma di tristezza melanconica unita a stanchezza, un po’ come quando si torna da un lungo viaggio e per qualche tempo si resta sospesi in una terra di mezzo fatta di sensazioni ancora da decantare, le stesse da cui un domani si potrà sprigionare la fragranza dell’esperienza vissuta.

La prossima raccolta testimonianze avverrà il 22 settembre in occasione dell’equinozio d’autunno, dal cui ascolto nascerà l’ultimo dipinto appartenente alla serie della #rivoluzioneterrestre; laddove il cambiamento capace di modificare il domani può consistere anche solo nel tornare ad abitare la quotidianità, tutti assieme, con intenzione. 

Ve lo ricorderò ancora come nei prossimi giorni vi presenterò il risultato di #solstizioestate; per ora, come sempre, un immenso GRAZIE a tutti coloro che hanno condiviso una parte di sé lasciando potesse divenire altro, a chi ha permesso alle testimonianze di ampliarsi ascoltandole, a chi ha in qualche modo divulgato il messaggio dell’ #artenarrativa concedendogli di arrivare più lontano, a chi ha anche solo dimostrato interesse al senso del mio lavoro o gettato un occhiata da non ora ma prima o poi ripasso e, non da ultimo, alle persone che hanno attraversato il mio panorama durante i mesi di fase creativa anche solo con un atto di silenziosa e preziosa presenza. 

Quindi a presto, per cercare di costruire assieme un nuovo pezzetto di biografia dell’umanità.

Dal #solstizioinverno2020 il senso della foresta

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Dall’opera #solstizioinverno2020 è spuntata una foresta. Non che abbia fisicamente disegnato alberi ma ne ho percepito fortemente il senso; un insieme capace di creare vastità, brezza, protezione, solidità, ossigeno ma, soprattutto, di crescere. Mentre lavoravo al progetto lanciato in agosto sulla quotidianità ho cominciato a intuire questo potere ma ancora non riuscivo a coglierlo; invece in questi giorni in cui sto lavorando al nuovo dipinto questa presenza ha cominciato a definirsi da sé, a spuntarmi attorno e a manifestarsi chiaramente, inglobandomi. 

Il 21 dicembre ho chiesto alle persone di raccontarmi la loro giornata tramite messaggio vocale che poi io, ascoltando, sto riportando in qualche modo su tela; un modo per immortalare la biografia dell’umanità nel suo compiersi quotidiano. Nei messaggi si parla di pianti, speranze, scazzi, addii, credo, Egitto, musiche, amori eterni, bancomat, progetti nuovi e accantonati, paure, caffè, confusione, solitudini, pappagalli, semi di mela, generosità, amici, aspettative, maglioni di lana, grissini, rumori, famiglia e molto altro, e questo solo negli undici messaggi ascoltati fino ad ora. Me ne restano ancora 34 per completare #solstizioinverno2020; un mondo intero, una foresta gigante in un giorno solo.

La foresta di cui parlo è il senso di appartenenza rivolto sia verso l’insieme degli esseri umani che verso la vita, perché quando ascolto le storie altrui ritrovo la mia e accoglierla significa piantarla, farla germogliare, permetterle di ancorarsi scendendo nella terra che è fonte di nutrimento ma anche luogo di intrecci; avete mai visto degli alberi sradicati dal vento? Le radici formano un insieme unico, non si riesce a distinguere a quale albero appartengano, e la medesima sensazione la si ritrova quando si alzano gli occhi al cielo dove una rete di rami infinita ne trattiene l’immensità. Ecco, quando dipingo sento quella cosa lì, quel noi composto da singole unicità, quella foresta creata da alberi il cui insieme diviene un ponte straordinariamente vivo e pulsante che collega terra e cielo.

Il senso di appartenenza parte dal sé per poi trascenderlo; è una forza più grande, un’entità che diviene tensione e intenzione e cura; cura di ogni elemento che la compone e da cui scaturisce un sentimento di responsabilità verso l’insieme, verso appunto la foresta. Vederla e sentire di farne parte non significa amare ogni sua manifestazione; le foreste non sono facili per nessuno da abitare, lo raccontano anche le fate e i folletti figuriamoci per noi che non sappiamo nemmeno più come si fa, ma credo che recuperare quella sensazione e trasformarla in direzione possa oggi aiutarci a dargli un nuovo significato, un senso migliore, più fertile.

Termino il mio pensiero lasciando il link in cui potete ascoltare le prime 11 testimonianze, link che verrà aggiornato quotidianamente con i racconti che troveranno man mano spazio su tela: clicca qui.

Grazie per l’ascolto dato e che saprete dare, e che foresta sia(mo).

Il giorno prima di iniziare #solstizio d'inverno 2020

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Non so se è un modo, forse uno stato, soprattutto una tensione. Me ne accorgo già qualche giorno prima. La sento arrivare, da lontano, e il suo avvicinarsi coincide con una sorta di sintonizzazione; come un dito posto su una corda di violino quando incontra l’archetto alla ricerca di una nota che diverrà armonia.

Probabilmente è sì un modo, anche uno stato, ma resta soprattutto una tensione. Generalmente pulisco, ordino, allineo ma in modo diverso, come a cercare la giusta combinazione; l’incastro corretto; l’equilibrio. Cambio anche prodotti, profumi, cibi, gesti, rituali, passeggiate, caffè, musiche, parole, pensieri, libri. Velocità. E densità. D e n s i t à. Affinché così: semplicemente accada.

Perché poi accade che quel modo, stato e armonia diventano modostatoarmoniaedipiù. In pratica ci sarà entusiasmo, gioia, stanchezza, rabbia, frustrazione, amore, gratitudine, commozione, stupore, meraviglia, notti insonni, pensieri vasti, voli in picchiata, tunnel da scoprire, germogli da proteggere, foreste da attraversare, nuvole a cui consegnare, pelle da sfilare, occhi da guadare ma soprattutto stelle da seguire, e ascoltare, e intrecciare, e lasciar cadere, ed esprimere. Desideri (accento a scelta)?

Solo per dire che domani inizierò un nuovo dipinto, che sarà un modo e anche Stato ma soprattutto una tensione verso l’armonia, l’intenzione naturale a cui tendono le relazioni quando nascono dalla condivisione, dalla presenza, dalla genuinità e dal racconto del proprio mondo, nel mondo e per il mondo, che in fondo è l’unico che abbiamo: di mo(n)do.