PRATICHE DI SOGLIA
Abitare il passaggio come atto di nominazione del reale
Nominare il reale non è sempre un dire. A volte è un gesto, un passo, un attraversamento. È abitare un passaggio, riconoscendo che ogni spazio, ogni incontro, ogni variazione del paesaggio può diventare soglia — se vissuto con presenza.
Le pratiche di soglia sono forme esperienziali e partecipative in cui la nominazione avviene attraverso il corpo, lo sguardo, l’ascolto condiviso. Non si tratta solo di passare da un luogo a un altro, ma di rendere visibile ciò che, senza attenzione, resterebbe invisibile.
Camminare, raccogliere istanti, sostare, ascoltare, scrivere, disegnare, ricordare, lasciare traccia: sono tutti modi per dare un nome al reale senza ridurlo, ma onorandone la complessità, la fragilità, la risonanza.
Un metodo sensibile e relazionale
Le pratiche di soglia nascono dalla mia ricerca tra linguaggio, paesaggio, biografia e appartenenza. Sono gesti vivi che intrecciano percezione poetica, relazione umana e attenzione al contesto.
Non sono una tecnica né una formula, ma un modo di camminare nel mondo con rispetto e ascolto.
Ogni progetto si costruisce nel tempo, insieme alle persone e ai luoghi che lo abitano.
Dove si applicano
Le pratiche di soglia possono prendere forma in tanti contesti, pubblici o intimi:
città e paesi da attraversare con uno sguardo rinnovato
paesaggi naturali da abitare come specchi interiori
spazi culturali (musei, mostre, architetture) da riattivare con nuovi racconti
aziende e gruppi che desiderano ascoltare la propria memoria e identità
comunità che vogliono nominare insieme ciò che le attraversa
Come funzionano
Attraverso camminate consapevoli, esercizi di attenzione, raccolta di istanti, narrazioni partecipative, entriamo in relazione con il reale e lo lasciamo emergere.
Non per descriverlo, ma per sentirlo. Non per spiegarlo, ma per accoglierlo e dargli forma.
Ogni pratica è diversa. Ogni soglia è unica. Tutte condividono un intento: rendere visibile ciò che stava per svanire.
Camminare come pratica di soglia
Il passo come strumento di ascolto e trasformazione
Una delle forme più semplici e profonde di pratica di soglia è il camminare consapevole. Camminare non per arrivare, ma per lasciarsi attraversare. Per sentire che ogni passo può diventare un varco, ogni sosta uno spazio di risonanza, ogni deviazione una possibilità di trasformazione.
Camminare è già un atto poetico, se lo viviamo come un’apertura. L’andare a piedi, in silenzio o in dialogo, permette al paesaggio di smettere di essere sfondo e tornare a essere presenza. Ci accompagna, ci provoca, ci interroga.
Nel mio lavoro, le Passeggiate collettive nella realtà sono nate proprio da questo bisogno: abitare insieme il mondo, attraverso il passo, il tempo, l’ascolto. Non si tratta di escursioni né di visite guidate, ma di esperienze in cui si attraversa il paesaggio — urbano, naturale, interiore — come un corpo vivo.
Ogni partecipante riceve un piccolo Taccuino degli Istanti, per raccogliere frammenti, immagini, intuizioni. E ogni passeggiata diventa un gesto collettivo di nominazione del reale, che lascia emergere parole nuove, inattese, condivise.
Camminare insieme è anche questo: una forma di scrittura viva, senza penna, che passa per i piedi, per gli occhi, per le storie.
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Sogliare Bellinzona
Un’esperienza partecipativa per intrecciare la propria biografia con la realtà, gli altri e il battito di Bellinzona.
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Se senti che esiste un modo più autentico di attraversare luoghi ed esperienze, se intuisci che ciò che ti circonda ha qualcosa da dire, se desideri attivare uno spazio vivo di percezione e trasformazione…
Le pratiche di soglia sono un invito.
Possiamo costruirle insieme.