Ascolta una parte delle voci che hanno dato vita a #UNIVERSUS, la people-maps nata dall’ascolto dei luoghi del cuore raccontati dalla gente. Ogni voce ha generato un tratto/composizione/colore nel dipinto, divenendo spazio fisico, luogo da incontrare, conoscere, esplorare e da cui lasciarsi, di conseguenza, scoprire.
Questa è la clip 4 di 4. L’audio è accompagnato dalla trascrizione integrale della testimonianza, a cui ho abbinato immagini della mia regione (l’Engadina) scelte ascoltando quanto ricevuto, a dimostrazione che la condivisione non solo è in grado di avvicinare ma anche di ampliare, conquistare e dilagare arricchendo il territorio dell’esperienza altrui.
Buon ascolto:
TRASCRIZIONI
È di ogni autore la scelta di apparire in forma anonima o firmata.
Anonimo: “È una piccola insenatura di Posillipo. Mare chiaro, dove il mare è sempre pulito perché c’è un’antica sorgente di acqua dolce, infatti si chiama “pozzillo”, l’insenatura, che lo rende sempre trasparente. E qui ad occhi chiusi spesso mi metto ad ascoltare il mare. Perché il mare parla, eia vento trasporta tanti messaggi. E quando senti poi le labbra bagnate dalla salsedine perché ti bagna il volto, ci manca solo un po’ di Tequila e un po’ di limone e poi è perfetto”.
Fabiola Bardon: “Quest’idea mi ha subito mandato in un luogo a me molto caro, che purtroppo si trova dall’altra parte del mondo. Qualche anno fa sono andata alle Hawaii; è un posto che mi ha ricaricata, appena arrivata lì ho pensato “sono a casa”. Sono quei luoghi che ti fanno stare bene fin da subito, ti danno l’energia di cui hai bisogno in quel momento, dove da qualsiasi parte guardi vedi meraviglie, e quando son tornata a casa ero un’altra persona.
Potrei parlarti dell’isola più grande, dove c’è un vulcano attivo su cui puoi andare, su su fino in cima, e vedere tante stelle come non le hai mai viste prima; è un puntino unico, ci sono miliardi e miliardi di puntini come qui da noi non vedi mai, sembra impossibile vedere così tante stelle in una volta. E quando sei al mare vedi pesci colorati, delfini, anche le balene ma nel periodo in cui ero io non c’erano, le mante, e ti lasci coccolare dall’acqua calda e mhhh…o mamma mia… sto sognando…”.
Luca Macciachini: “Montagna. Montagna verde e bianca, dove veramente capisci che un paradiso esiste. Non ha importanza se è un luogo fisico o la dimensione di uno stato d’animo.
Il cammino. Il cammino della fatica esistenziale che si tramuta in buon umore. Umore mentale, godereccio, sei sensi ma anche dello spirito. Ogni passo rasenta la follia, che è la più pura delle saggezze. E il tuo respiro, il respiro che si confonde nel blu del cielo, del giallo sole che si riflette sul verde o sul bianco, e ogni passo è diverso. Case. Case naturali, perché naturale è la gente che è lì, e capisci che veramente il cerchio si chiude nel paradiso che trovi. Montagna. Montagna bianca, verde, azzurra, gialla, e sei tu”.
Anonima: “Il posto che vorrei raccontare è il mio corpo, dove nella testa c’è un gran casino che crea il caos attraverso delle convulsioni. L’esterno mi sembra così pieno di vita e avrei tanta voglia di riuscire a prenderla… è tutto così bello…”
Anna Di Leo: “Ti parlerò di un giardino. Immagina di andare oltre a un cancello molto grande e di trovarti in un corridoio lungo, completamente in ombra, dove sulla sinistra c’è una macchia azzurra, di un azzurro intenso: sono le piante di ortensie. D’estate quando la luce è forte questo azzurro diventa quasi blu, e nell’ombra questo azzurro, questo blu, risalta moltissimo: è molto bello attraversare questo piccolo corridoio. In fondo giri sulla destra e passi sotto un arco in pietra, ed entri nel giardino. Sulla sinistra ci sono una vasca di pietra e un pozzo. Sulla destra c’è la casa, in fondo ci sono le aiuole con dietro un muro verde completamente ricoperto di edera.
Cammini verso il muro poi giri sulla sinistra, e cominci a scendere una piccola strada in discesa, dove sulla sinistra trovi un gazebo grande, completamente in ferro battuto, e dall’alto piovono fiori di glicine: azzurri, viola, bellissimi. D’estate è completamente piena, è una cupola colorata piena di questi grappoli, e sotto c’è un tavolo in pietra con tutto intorno un sedile su 3 lati dove la sera le persone che abitano la casa vanno a cenare.
Più avanti il giardino si apre verso il paesaggio, e quello che vedi è il mare, e se te lo vuoi godere ti siedi su un lungo sedile in pietra che corre parallelo a questo muro. Dietro e sopra di te ci sono due enormi palme che fanno ombra, e sotto crescono oleandri rosa e bianchi.
Di giorno sono la casa delle cicale, è assordante il rumore che fanno, però la sera, quando il sole cala, stanno zitte, e allora ti puoi sedere su questo sedile lunghissimo e in pace, nel silenzio, ti guardi questo spettacolo meraviglioso del mare e delle isole Eolie; si vedono quasi tutte.
Più si fa sera più vedi le luci brillare, le vedi sopra di te perché ci sono le lucciole, poi le vedi davanti a te, sono le luci dei paesini che sono sotto, nella vallata, e poi in fondo le luci sono sul mare, proprio sopra, perché d’estate ci sono le lampare, le barche con una grande lampada montata a prua che serve ai pescatori per pescare di notte. E se guardi bene, proprio lontano sul mare, vedi una luce rossa, piccola piccola, è Stromboli.
Stromboli è sempre attivo; alla mattina puoi vedere il filo di fumo che sale dal suo cratere e la sera vedi il rosso della lava.
In questo giardino meraviglioso sono stata seduta tante tante tante volte, da bambina; è il giardino del mio cuore, il giardino della mia infanzia, il giardino dei miei nonni”.
Anonimo: “Il mio luogo è un bosco in Cile. Mi piaceva salire sugli alberi di eucalipto e rincorrere i passeri, da un ramo all’altro saltando insieme a loro. Salivo proprio in cima, cosa pericolosissima perché in Cile raggiungono i 20 metri d’altezza. Quella sensazione di libertà però era stupenda, bellissima; poter essere in simbiosi totale con gli alberi, la natura, gli uccelli, vedere che io non ero una figura che li poteva spaventare ma stavano vicino a me, giocavamo assieme.
Essere in sintonia con la natura crea questo effetto, dove tutti siamo uniti da qualche cosa di bello e non ci facciamo paura. Questa è l’immagine bellissima che ho in testa, per sempre”.
Ursula Fontanella: “Negli anni ’90 vivevamo a Viganello su una via molto trafficata. La casa aveva un pergolato su cui cresceva uva americanella molto vecchia, e assieme ad altri 4 amici ci è venuta l’idea di fare il vino o insomma, quel che ne è uscito. Sull’etichetta della bottiglia abbiamo scritto:
“Uva stentatamente maturata ai suffumigi della frontiera via, ricca di tossicità e monossido di carbonio, amorevolmente vendemmiato in extremis nel vetusto podere di Viganello. Trattato con pigiatura pedemontana aulentum rurale. Vino invecchiato in pregiate damigiana plastico-vetrate e imbottigliato direttamente nel garage dei produttori/consumatori Font-Bor-Mel, viticoltori dal 1990 e fornitori di futuri Reali e Papi. Prodotto in quantitativo quasi sufficiente: nr. 35 bottiglie. Nettare prevalentemente da bere e golosamente custodito nel polveroso sottoscala. Lo si beve in compagnia. 750 ml/super 90 ottani”.
Ho conservato un paio di queste bottiglie per il piacere dei momenti in cui l’abbiamo prodotto, e per me non c’è mai stato divertimento più grande. In seguito abbiamo lasciato quella casa, ma il ricordo di quell’amicizia e del grande attaccamento che c’era tra noi “produttori di vino” è rimasto intatto”.