Cogliere Moby Dick

Riguardando la vecchia gallery ho notato che un anno fa in questo periodo dipingevo “stasi”. Non sapevo dove andare (pittoricamente parlando), come fare, a cosa ispirarmi, domandandomi sempre il solito perché: tarlo di ogni verità, soprattutto quando non ne hai. Insomma stavo attraversando uno di quei periodi dove la bonaccia ce l’hai dentro e ti guardi in giro in cerca di un appiglio, foss’anche Moby Dick.

Paragonando quel momento a oggi ho poi sorriso, perché in fin dei conti accade ancora ogni volta. Davvero non so dove andrò e cosa dipingerò, e l’ombra della stasi torna appena appoggio il pennello sul tavolo: "e adesso?". Tarlo poi continua a cercare di minare certezze, ma adesso se non altro lo fa da un’altra postazione che lo rende alleato: quando sono troppo indirizzata verso una meta già definita lo sento digrignare i denti affamato, così cerco di cambiare direzione.

Una cosa invece è rimasta sempre la stessa, ed è quella strana sensazione che mi prende lo stomaco quando sto per iniziare un lavoro: eppure guardando quell’immensa massa di tela bianca appesa alla parete a me sembra ogni volta di scorgerla davvero, l’ombra di quell'inafferrabile cetaceo di Moby Dick...

E niente, era solo per presentarvi l'ultimo nato (per tutta la Gallery vai qui): 
Cogliere e accogliere, acrilico su tela, dimensioni cm 300x150