È accaduto così, senza preavviso o alcuna pianificazione, tipo quelle cose che accadono solo nei film, a volte. Ti svegli, guardi fuori dalla finestra e una bufera di neve ti saluta augurandoti buona domenica: “oh cazzo”, pensi, invece “in vacanza tutto è bello”, scrivi. E così indossi l’equipaggiamento da “una notte all’addiaccio non potrà uccidermi”, carichi la tasca di bocconcini per il cane (anche se per trattenerlo, con la selvaggina che brulica in questi boschi, dovrei piuttosto girare con un cinghiale allo spiedo sulla schiena), e via… qualche cosa accadrà. E accade, sempre.
Incontri qualcuno: “Grüezi”, dici, chi era? Boh, non si vede da qui a lì, magari era l’omino che indica gli esercizi del percorso vita al punto 6, quello dei piegamenti. “Alègra”, ti risponde, dunque non era lui (probabilmente). E avanzi. “Artù”, urli… nulla… e già ti vedi chiamare i soccorsi, spiegargli che sì non dovevi liberarlo, ma come fai, dai… non c’era in giro nessuno, a parte un branco di camosci, il raduno delle lepri invernali e una reunion delle volpi bisbetiche. “Artù”, ancora nulla, finché qualche cosa dietro te attira l’attenzione, ed è lui, che nella neve fresca fatica, allora preferisce seguire i tuoi passi; proprio il giusto atteggiamento da seguire per accaparrarsi mezzo sacchetto di bocconcini: un po’ per la fiducia e un po’ perché non dovrai fare la figura della padrona isterica con i soccorritori.
E, in questa pace ritrovata, ti accorgi di essere arrivata in un punto che non riconosci. Sarà stata colpa della nebbia, della neve, del tempo o del destino, non so, ma in questo posto che poteva essere ovunque o in nessun luogo ho cominciato a recitarla: “Sempre caro mi fu quest’ermo colle, e questa siepe, che da tanta parte dell’ultimo orizzonte il guardo esclude”… e così via… nel silenzio, in compagnia dei miei passi, di un Artù stranamente accanto, e di quel nulla rassicurante che solo la montagna sa consegnarti “e il naufragar m’è dolce in questo mare”. Giusto, un nulla che può anche sapere di infinito e la montagna di mare ma in fondo, a ben pensarci, che differenza c’è?