Ascolta una parte delle voci che hanno dato vita a #UNIVERSUS, la people-maps nata dall’ascolto dei luoghi del cuore raccontati dalla gente. Ogni voce ha generato un tratto/composizione/colore nel dipinto, divenendo spazio fisico, luogo da incontrare, conoscere, esplorare e da cui lasciarsi, di conseguenza, scoprire.
Questa è la clip 3 di 4. L’audio è accompagnato dalla trascrizione integrale della testimonianza, a cui ho abbinato immagini della mia regione (l’Engadina) scelte ascoltando quanto ricevuto, a dimostrazione che la condivisione non solo è in grado di avvicinare ma anche di ampliare, conquistare e dilagare arricchendo il territorio dell’esperienza altrui.
Buon ascolto:
TRASCRIZIONI
È di ogni autore la scelta di apparire in forma anonima o firmata.
Sabina Abbinante: “Il mio posto del cuore sono le strade, i cammini, quelli che permettono sempre di cambiare paesaggio e vita, di avanzare sempre nel nostro percorso per migliorarci. In questo momento mi sento così: di iniziare un nuovo cammino per stare bene”.
Anonima: “Il mio luogo sono le colline. Le trovo commoventi, e mi è capitato spesso di piangere davanti a dei paesaggi collinari. Mi vengono in mente quelle delle Langhe in Piemonte, o in Toscana, ma anche le colline vicino a Lugano o fuori Locarno... questi paesaggi così languidi, così erotici, così dolci, e talvolta completamente non disegnati, dove si vedono delle linee che si sovrappongono, con dei confini e dei contorni che non sono netti. Questi paesaggi sono i miei luoghi; non le alte cime, non necessariamente il mare ma, soprattutto, le colline”.
Diaolin: el cant de la val…
“el vèn su da le giàre de l’Avìs
sgolando sora i cròzi ‘n smöia fondi
e ‘ntant la se fa sbòfa l’aqoa ciàra
via ‘n mèz a qoéi maròchi smondoladi
lasando fis en zìfol šut de vènt
desmìšiar för pu vìo ‘l mè šòn sgaùš
a tonde, el par l’arnai co l’òcio ‘n pàiša
ma vedo che ‘l se leva ‘n vèrs al sol
postandose soléo su l’aria tébia
cunà come che ‘l fus en fior de néo
e pò sfantàrse dolc’ ‘n de ‘n cant soliènt
che ‘l fa fermar la val sora ‘l sušùr
l’è vozi de le peš che se lamenta
misiade ala remor del bosch che sgnìnfa
e slòiche de marsoni che i ghe tende
a ‘n merlo ‘mpasionà sul témbel nét
e canta tut ensèma ‘l nìo scondù
fintant che ‘l sol se sconde e pòlsa ‘l vent”.
”Sale dai ghiaioni dell’Avisio
volando sopra le rocce immerse nell’acqua
e nel mentre l’acqua chiara diventa schiuma
passando in mezzo ai sassi smussati
lasciando intenso un fischio asciutto di vento
che mi risvegli da un sogno svuotato
girando, sembra un falco con l’occhio vigile
ma noto che si innalza libero al cielo
appoggiandosi leggero sull’aria tiepida
cullato come fosse un fiore di neve
per poi sciogliersi dolcemente in un canto solingo
che ferma la vita della valle sull’attimo
sono le parole dei pesci che si lamentano
mischiate al rumore del bosco che singhiozza
e racconti di marsoni che fanno la veglia
ad un merlo appassionato sul sorbo ancora nudo
e canta tutto insieme il nido nascosto
fino a che il sole si nasconde ed il vento riposa”.
Anonima: “Come luoghi dell’anima io metterei due cose: panchine e finestre, perché servono per guardare e conoscere ma anche per immaginare. Come panchina posso dirti quella di Torentino, dove da ragazzina ci stavo seduta perché odiavo stare lì. Oppure quelle delle pinete quando andavo al mare, quelle di una piazza dietro casa dove ogni tanto vado d’estate quando il sole sta morendo, quella davanti alla scuola dove abbiamo fatto la fotografia con le professoresse quando mi sono diplomata o quelle dei corridoi universitari, quando aspettavo prima di entrare per un esame.
E poi abbiamo le finestre: quella della casa di Torentino che si affaccia su una piazza antica della cittadina, e da lì vedo una chiesa sconsacrata e le colline marchigiane, belle, verdi, dove si possono immaginare le storie e da cui arrivano nuvole che sembrano draghi, fantasmi e animali che volano. Su questa piazza inoltre, prima del terremoto, le persone si incontravano e vociavano, creando come un nuovo linguaggio e sembrava danzassero, perché si spostavano mentre parlavano. Poi c’è la finestra della cucina di casa a Roma, dove vedo degli alberi e la vita nei palazzi di fronte, e le persone più vicine sembra quasi di conoscerle anche se in realtà conosci solo il loro viso, le loro espressioni, le senti parlare e discutere.
E poi ti racconto una cosa che sembra triste ma non è così. C’era un albero proprio sotto casa che in autunno, quando ingiallivano le foglie e apparivano frutti arancioni, si riempiva di pappagalli verdi. Roma è piena di questi uccelli, e arrivavano come una flottiglia di aerei starnazzando tutti assieme: era una nuvola colorata meravigliosa, poi però l’hanno buttato giù. Ora questo spazio è rimasto vuoto ma io l’albero lo saluto comunque tutte le mattine, perché credo che la sua anima sia rimasta lì”.
Anonima: “Io non ho un luogo particolare, penso che tutti i posti visitati rimangano un po’ nel cuore. Il bosco però è un luogo in cui mi sento bene, mi fa sentire a casa, in pace con me stessa. Quando sono disequilibrata o non sono in forma il bosco mi aiuta tantissimo. Quindi il bosco, le piante che ti accolgono, che ti abbracciano e che ti danno energia sono una cosa fantastica, che mi fa stare bene”.
Anonima: “Un luogo che mi sta particolarmente a cuore è un posto balneare, al mare, in Italia: è Rimini. Ci sono praticamente cresciuta; dai 2 fino ai 18 anni ci andavamo per 10 giorni tutte le estati con la famiglia. Io la adoro, e con chi ne parla male mi arrabbio perché ho sempre trovato gente molto cortese, si mangia bene, sono corretti e gentili, si sanno divertire ma anche fare le cose serie.
Rimini per me è tornare a casa. Dovessi andarci da sola probabilmente mi sentirei tranquilla perché conosco sia la zona che la gente. Ogni anno quando torno mi riconoscono, mi salutano, mi chiedono come sta la famiglia, la mamma eccetera. Ci sono andata da piccola, da adolescente, da adulta, da sposata e in seguito con il marito e i figli. È un posto che trovo molto vivibile in generale, quindi per me un posto a cui penso volentieri e mi scalda il cuore è Rimini”.
Roberto Rivola: “In questo momento vedo un bel castello, un elicottero sta passando davanti al Piz Mezdì, vedo la funivia del Corvatsch, un magnifico lago gelato è davanti a me e su cui passerò fra poco con gli sci di fondo andando verso Sils. Vedo anche la Margna, il Piz Julier, il Piz Nair, Corviglia e più in là non riesco a vedere perché c’è davanti una collinetta. È una giornata fantastica, sole splendente, e spero che tutto questo bianco e questo blu possano avere un riscontro in un pezzettino del quadro”.
Alessandro Mazzeo:
… Se solo "piovesse",
nonostante l'ineluttabile calore
soprassedendo ai tremori, ai timori,
… sino alle viscere,
nonostante non si riesca domarle,
nonostante non si riesca a donarle,
nonostante le "infuocate" pulsioni,
… Se solo il TemporAle ,
nello "Stretto" necessario. - AM
« (…) ma ecco, all'improvviso,
Sprofondarono sensi e pensieri,
(…) E un abisso senza confini
Si spalancò: (…) »