Questo è un dipinto del 2016, il primo della serie dei “grandi”, quelli da 3 metri per 1,5 di cui ne feci 13. Avevo già iniziato la mia ricerca di stile, un modo/metodo/gesto/attitudine/sentire che mi permettesse di tradurre momenti biografici su tela. In questo c’è ancora qualche elemento figurativo, poi scomparso in favore della fluidità.
Osservandolo riconosco ogni istante che ho voluto inserirvi ma, soprattutto, sono istanti che sento nel corpo. L’ascolto che prestavo al mio accadere partiva dalle sensazioni, e cioè da tutto ciò che i sensi mi consegnavano, per poi passare alle emozioni che mi suscitavano, a quelle che venivano richiamate, all’osservazione delle stesse, per arrivare infine all’attenzione del corpo, dove quell’esperienza si manifestava, con quale tensione, in che forma.
Questo modo di pormi all’ascolto è lo stesso che uso ancora oggi per risolvere su tela le numerose testimonianze che mi giungono dagli appelli. Divento una sorta di contenitore-diapason, metto a disposizione tutto ciò che sono fino a quando qualche cosa della testimonianza fa vibrare l’insieme del mio stare e solo lì, in quel preciso istante, mi avvicino alla tela sapendo esattamente cosa fare.
#ALBA l’ho chiamato il dipinto dello sguardo perché molto di ciò che è stato rappresentato ha a che fare con l’osservare, il vedere, il guardare e il guardato, sia mio che di altre persone presenti, quel accorgersi da cui giungono non solo nuove consapevolezze in grado di determinare importanti mutamenti, ma soprattutto nuovi alfabeti con cui comporre consensi e relazioni fino a quel momento rimasti muti.
#ALBA è esposto fino al 25 settembre 2021 presso la Central Art Gallery di St. Moritz.